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Da irreperibile a latitante: si aggrava la posizione di Tulliani

L'ordine d'arresto non è stato eseguito: il cognato di Fini si è reso irreperibile andando a vivere a Dubai. Adesso è un latitante

Da irreperibile a latitante: si aggrava la posizione di Tulliani

Giancarlo Tulliani adesso è latitante. Il gip Simonetta D'Alessandro aveva firmato l'ordinanza di custodia cautelare per il reato di riciclaggio, provvedimento non eseguito perché il cognato dell'ex presidente della Camera Gianfranco Fini si è reso irreperibile andando a vivere a Dubai. Il decreto è una conseguenza del verbale di "vane ricerche" che è stato inviato ieri dal pm Barbara Sargenti, titolare dell'inchiesta che vede indagati, oltre allo stesso Fini, anche Sergio e Elisabetta Tulliani, rispettivamente padre e sorella di Giancarlo.

L'ordine di arresto nasce da un approfondimento investigativo dell'inchiesta della procura di Roma su una presunta associazione a delinquere transnazionale che riciclava tra Europa e Antille i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on line e sulle video-lottery. Lo scorso dicembre le indagini avevano portato all'arresto del "re delle slot" Francesco Corallo e ad altre quattro persone accusate di "peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte". Una volta "depurato" i profitti, Corallo li aveva impiegati in attività economiche e finanziarie (soprattutto acquisizioni immobiliari) e le aveva destinati ai membri della famiglia Tulliani.

Nell'ambito della stessa indagine, è indagato per riciclaggio Fini e, da un recentissimo interrogatorio di Amedeo Laboccetta, ex parlamentare in manette a dicembre, sono emerse nuove responsabilità di uomini vicinissimi all'ex presidente della Camera. A seguito di queste dichiarazioni si è anche aggravata la posizione di Giancarlo Tulliani, già accusato di aver accumulato con il padre Sergio profitti illeciti attraverso un giro di riciclaggio di oltre 7 milioni di euro. Ai tre Tulliani, Giancarlo, Sergio ed Elisabetta, i finanzieri avevano sequestrato un mese fa beni per cinque milioni di euro.

La vicenda emerge da una tranche dell'inchiesta "Rouge et Noir" che lo scorso 13 dicembre ha portato all'arresto di cinque persone e al sequestro di oltre 200 milioni di euro. A finire in manette all'epoca, per un giro di riciclaggio internazionale legato al gioco d'azzardo, oltre a Corallo e Laboccetta, i collaboratori del "re delle slot": Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica e Arturo Vespignani. Secondo il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) della Guardai di Finanza, titolare dell'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, riciclavano i proventi illegali del gioco d'azzardo in tutto il mondo. Le perquisizioni a carico dei Tulliani, eseguite nel corso dell'operazione di dicembre, e l'esito degli accertamenti bancari sui rapporti finanziari intestati ai membri dei Tulliani hanno svelato, nei mesi, nuovi tentativi di riciclaggio, reimpiego e autoriciclaggio.

Dopo aver ricevuto, attraverso società offshore, enormi trasferimenti di denaro disposti da Corallo e operati da Rudolf Baesten, privi di qualsiasi causale o giustificati con documenti contrattuali fittizi, secondo gli inquirenti, i Tulliani avrebbero trasferito e occultato, con frazionamenti e movimentazioni ad hoc, il profitto illecito dell'associazione utilizzando conti accesi in Italia e all'estero.

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