Cronaca locale

Roma, l'incredibile storia di Villa Massimo chiusa da 6 anni

Villa Massimo, 8mila mq di verde nel quartiere Nomentano di Roma, è chiusa dal 2013 per una serie di vicissitudini legali

Roma, l'incredibile storia di Villa Massimo chiusa da 6 anni

Se per riaprire una fermata della metropolitana, a Roma, ci possono volere fino a sette mesi, le cose vanno anche peggio quando si parla di parchi e aree verdi. È il caso di Villa Massimo, ennesimo luogo di abbandono e degrado della Capitale. Ottomila metri quadri di verde, nel quartiere Nomentano, interdetti al pubblico dal 2013 per una serie di vicissitudini legali, nonostante il Comune di Roma ne prometta la riapertura da circa due anni.

I ritardi nella riapertura di Villa Massimo

Solo pochi mesi fa sono iniziati i lavori di riqualificazione che, però, non è dato sapere quando termineranno. “L’area doveva aprire nel 2017, poi nel 2018, a gennaio 2019 e, infine, entro la primavera”, attacca Giovanni Provenzano, coordinatore di Fratelli d’Italia in II Municipio. Dopo aver annunciato la riapertura entro la primavera (che ufficialmente è iniziata il 21 marzo ndr), una settimana fa i rappresentanti del Campidoglio e del II Municipio hanno effettuato l’ennesimo sopralluogo e rinnovato l’appuntamento per il 22 aprile, il giorno di “pasquetta”. “Prepareremo dunque fave e pecorino, fiduciosi che le parole di chi dovrebbe rappresentarci all’interno delle istituzioni non siano ancora destinate a rivelarsi vuote promesse e squallide menzogne”, si legge sulla pagina Facebook del “Comitato per la riapertura di Villa Massimo”, che dal anni denuncia la situazione. “Noi del Comitato chiediamo che si metta in sicurezza la parte del parco interessata dal contenzioso (il bar e le giostre, ndr) e si riapra tutto il resto”, ci spiega Emanuele Iannuzzi.

Il pantano burocratico che ostacola la riapertura

“Di rinvio in rinvio - denuncia Iannuzzi - le condizioni della villa sono precipitate e sono aumentati i costi dei lavori: dai 60mila iniziali ai 300mila di oggi”. Dal 2013, infatti, è successo di tutto: rom e clochard dormivano dentro il parco e nell’agosto 2017 è persino divampato un incendio. E pensare che Villa Massimo, negli anni Novanta, aveva tutto un altro aspetto. Era stata data in concessione al proprietario delle giostre e del bar che, in cambio, si occupava di manutenzione e custodia. “Negli anni 2010, però, il gestore ha presentato al Comune un progetto di riqualificazione da cui è nato un contenzioso con un gruppetto di residenti, preoccupati che ci fosse una speculazione privata per favorire l’abbattimento del verde”, ricorda Provenzano. E così “nel 2017 il Comune, su sentenza del Tar, ha revocato la concessione al privato che ha fatto un ulteriore ricorso, e probabilmente c’è ancora qualche strascico giudiziario in corso”, aggiunge l’esponente di Fratelli d’Italia.

A questo punto, emerge pure un vincolo paesaggistico risalente addirittura a un regio decreto degli anni Venti e, quindi, entra in gioco la sovrintendenza. Il progetto della nuova villa, a detta del Consiglio di Stato, dovrà passare dal suo placet. Eppure quando Villa Massimo riaprirà i battenti sarà profondamente modificata nell’aspetto. “Hanno cementificato tutto e abbattuto quaranta alberi secolari e, ora, della vecchia pineta rimane ben poco”, denuncia Iannuzzi. Un vero paradosso per quei residenti che, all’epoca, avevano fatto causa al gestore proprio per salvaguardare il polmone verde.

Senza contare che non ci saranno più neppure i servizi perché “ad oggi non c’è nessuna gara per l’affidamento in concessione dell’area e - si domanda Provenzano - non so come l’amministrazione pensi di gestire uno spazio simile quando non riesce neppure a sfalciare l’erba o svuotare i cassonetti”.

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