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L'Inter perde la testa alla prima stecca

Settimana col doppio impegno, addio imbattibilità. Spalletti sul mercato: «Parli la società»

L'Inter perde la testa alla prima stecca

Milano La prima stonata dell'Inter arriva a sorpresa, quando meno te lo aspetti. In un sabato pomeriggio prenatalizio iniziato sulle note di Inter Bells e cinquantaduemila e undici cappellini nerazzurri stile babbo natale distribuiti ai tifosi. Finisce con un coro d'incitamento della curva e uno dei famigerati berretti tristemente in mezzo alla strada. Il primo posto perso con il controsorpasso del Napoli è solo una conseguenza, nulla in confronto al campanello d'allarme che fanno suonare i tre gol dell'Udinese. Mai ne aveva subiti tanti in questa stagione la squadra di Spalletti, che infatti perde l'imbattibilità alla diciassettesima partita. Davanti al presidente Erick Thohir che tornava allo stadio dopo che mancava dalla sconfitta dello scorso febbraio contro la Roma. Allora come ieri stesso risultato: uno a tre. Solo coincidenze, ma i tifosi non perdonano.

Thohir o non Thohir, che trascorrerà in Europa le vacanze natalizie, l'Inter perde una partita che dopo il primo tempo avrebbe meritato ampiamente di vincere. Perché Icardi ha risposto dopo cinquanta secondi al vantaggio di Lasagna al primo e unico tiro in porta degli ospiti. Poi i nerazzurri hanno creato tante occasioni senza riuscire a concretizzare. Quindi la completa involuzione al rientro dagli spogliatoi. Una squadra letteralmente a due facce: bella nel primo tempo, spenta nella ripresa. Dove c'è stata anche la sfortuna vera, quella della traversa stampata da Skriniar, dopo il rigore di De Paul, assegnato con quattro minuti di consulto via Var per il fallo di mano di Santon. Gli episodi hanno girato tutti contro l'Inter. Poi il tris di Barak in contropiede ha certificato quarantacinque minuti da dimenticare. Su questo Spalletti è già in cerca di risposte, ma esclude una motivazione fisica per via delle tre partite in una settimana. In coppa Italia dei titolari avevano giocato solo Skriniar e Vecino, mentre Perisic e Icardi erano entrati nella ripresa. Certo l'Inter potrebbe essere finita nella trappola dell'alleanza friulana svelata via twitter. Il Pordenone aveva cinguettato: «Ve li abbiamo stancati per oltre 120 minuti...»; l'Udinese dopo la terza vittoria di fila sotto la gestione Oddo ha twittato: «Missione compiuta».

Comunque nella ripresa a un certo punto è stato evidente il rallentamento nerazzurro, dovuto magari al fatto che Spalletti ha spinto al massimo la macchina sempre con gli stessi. Ecco se c'è una cosa che la sconfitta con l'Udinese ha evidenziato è la mancanza di alternative. Spalletti quando ha visto il motore ingolfato ha fatto un cambio che dice tutto: Gagliardini per Brozovic, spostando Borja Valero trequartista. Una sorta di gioco delle tre carte. E poi in svantaggio per la seconda volta ecco lo spuntato Eder e l'inconcludente Karamoh. Cambi che si possono discutere, ma l'allenatore non poteva inventarsi molto altro in una giornata in cui hanno steccato big come Perisic e Borja Valero. Ecco i limiti della rosa.

«Manca qualcosa per fare quel passettino in più», dice Spalletti che poi chiama come allo scoperto la proprietà: «Ausilio ha detto che difficilmente potremmo migliorare la rosa attuale? Ma deve parlare la proprietà, altrimenti si fa come a giugno: duemila nomi accostati che non abbiamo potuto prendere. Piero fa il dirigente, ma è la società che deve dettare le linee guida a livello economico. In ogni caso, abbiamo la forza per arrivare in fondo». C'è il rischio contraccolpo come fu per l'Inter di Mancini che due anni fa andò ko in casa con il Sassuolo perdendo il primo posto.

Spalletti fiuta il pericolo dopo la stonata delle campane nerazzurre.

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