Coronavirus

Conferma sulla "tesi Zangrillo". Ecco perché il virus è in "fuga"

L’infettivologo Bassetti: “Virus ha perso forza, colleghi stranieri confermano”

Conferma sulla "tesi Zangrillo". Ecco perché il virus è in "fuga"

Sembra proprio che il coronavirus abbia davvero perso la sua forza iniziale. O almeno, di questa idea sarebbero molti esperti, sia italiani che stranieri. La tesi di Alberto Zangrillo, primario e direttore di Terapia Intensiva all’ospedale San Raffaele di Milano, tanto attaccato nelle scorse settimane, sembra trovare adesso conferma nelle parole dell’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova.

In un post su Facebook, Bassetti ha spiegato che “la malattia da Sars-Cov-2 è oggi molto diversa da quella vista a marzo non solo in Italia, ma anche negli Stati Uniti e in Spagna. Come riportato dal quotidiano sudafricano SouthernTimes, anche i colleghi dell'Università di Pittsburg e dell'Arizona, oltre che di alcune università spagnole hanno osservato che il virus ha perso forza, è più debole e alcuni geni che c'erano all'inizio (probabilmente quelli che lo rendevano più aggressivo e letale) ora non ci sono più". L’infettivologo si augura che adesso, dato che la tesi viene avanzata anche da medici stranieri e non solo da quelli italiani, anche i più scettici si convincano del fatto che il Covid-19 è realmente cambiato. In effetti è molto tempo che il direttore sostiene questa tesi, al pari del collega Zangrillo che era stato duramente attaccato per aver detto che adesso il virus clinicamente non esiste più.

Sapere anche quanto virus c'è nei pazienti positivi

Per quanto riguarda i tamponi e gli asintomatici, Bassetti ha sottolineato che non basta refertare le risposte dei tamponi naso-faringei o di ogni altro materiale testato solo differenziandoli come positivi o negativi. Sarebbe invece importante indicare anche la quantità di virus presente. Altrimenti i risultati potrebbero essere fuorvianti dal punto di vista infettivologico e quindi non utili allo studio. Si dovrebbe invece dare un numero o meglio, una quantificazione di quante particelle di virus vi sono e determinare una soglia. Al di sopra di questa il paziente può essere considerato contagioso. “In assenza del “quanto” rischiamo di commettere errori nell'isolamento di soggetti asintomatici positivi che potrebbe non essere necessario. D'altronde se il soggetto Hiv positivo con carica virale non rilevabile (ovvero bassissima o nulla) non trasmette l'infezione, probabilmente succederà lo stesso anche per Sars-Cov-2" ha concluso Bassetti.

Dalla sua parte anche i numeri relativi a Genova e alla Liguria in generale, che sembrano confermare il fatto che il virus abbia perso la sua intensità. Non vi sono infatti più casi gravi che necessitano un ricovero, prova ne è che non ci sono nuovi ricoveri nei reparti di terapia intensiva. L’infettivologo ha però voluto sottolineare che, nonostante i numeri siano incoraggianti, non si deve abbassare la guardia.

Distanziamento fisico, utilizzo della mascherina dove necessaria e pulizia delle mani sono ancora necessari.

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