Cronache

Antitrust, no alla pubblicità occulta dei Vip "social"

Il Garante della Concorrenza chiede trasparenza a star come Fedez, Ferragni e Belen Rodriguez sulle sponsorizzazioni a pagamento: "Usate gli hashtag"

Antitrust, no alla pubblicità occulta dei Vip "social"

Dopo che il Parlamento aveva chiesto al governo di intervenire sul fenomeno della pubblicità occulta delle star "social", ecco la lettera dell'Antitrust. Il Garante della concorrenza e dei consumatori ha scritto una lettera a Vip del web come Fedez e Chiara Ferragni - e a importanti brand di abbigliamento come Adidas e Alberta Ferretti - per chiedere di porre un freno alle pubblicità occulte.

Va bene firmare contratti pubblicitari e mostrare capi di abbigliamento sui social, ma per farlo occorre usare degli hashtag per segnalare la sponsorizzazione in essere.

È grossomodo questo il senso della comunicazione spedita dall'Antitrust alle più importanti star sui social. Troppo diffuso il fenomeno delle pubblicità non segnalate, troppo forte l'urgenza di intervenire nel rispetto del diritto degli utenti di sapere se una foto caricata sui social è "spontanea", o dovuta a un contratto di sponsorizzazione tra chi la carica e un'azienda privata.

La lettera, un documento ufficiale che ha una funzione di "moral suasion", serve a ricordare agli artisti di rispettare le disposizioni del Codice del Consumo sul divieto di pubblicità occulta anche sui social. Com'è noto, non sono pochi gli "influencer" capaci di condizionare le scelte di acquisto di giovani e giovanissimi caricando delle foto sui social.

D'ora in poi, star come Fedez e Chiara Ferragni, ma anche importanti case di abbigliamento, dovranno accompagnare le foto con degli hashtag "di riconoscimento" come sponsorizzazione, spot, advertising e così via. Un'abitudine che già alcuni Vip avevano, ma non tutti o comunque non sempre-

Come riporta anche Repubblica, secondo l'Antritrust spacciare uno "scatto pubblicitario" per una foto spontanea rappresenta un comportamento scorretto e poco trasparente.

Da qui nasce l'esigenza di ricorrere agli hashtag per specificare la natura pubblicitaria dei "post spot".

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