Cronache

Verona, maxi-furto di opere d'arte, rubati 15 dipinti d'autore

Tra le opere trafugate dal Museo civico di CastelVecchio di Verona dipinti di Mantegna, Rubens e Pisanello

"La Madonna della quaglia" del Pisanello
"La Madonna della quaglia" del Pisanello

Ieri sera sono state rubate 15 opere d'arte di grande valore dal Museo civico di CastelVecchio a Verona. Un colpo clamoroso messo a segno da una banda di ladri "professionisti": a volto coperto hanno immobilizzato e disarmato l'unica guardia privata presente e bloccato la bigliettaia. Successivamente hanno costretto il vigilante ad accopagnarli nelle sale che ospitavano i capolavori. La refurtiva trafugata comprende: "Dama delle licnidi" di Peter Paul Rubens; "Sacra famiglia con una santa" di Andrea Mantegna, "Ritratto maschile" della cerchia di Jacopo Tintoretto; "Ritratto di ammiraglio veneziano" della Bottega di Domenico Tintoretto; "Madonna della quaglia" del Pisanello, "San Girolamo penitente" di Jacopo Bellini, "Ritratto di giovane con disegno infantile" e "Ritratto di giovane benedettino" di Giovanni Francesco Caroto, "Porto di mare" di Hans de Jode e "Ritratto di Girolamo Pompei" di Giovanni Benini. Del Tintoretto sono state rubate ben 5 opere.

"Erano dei professionisti, sapevano cosa prendere e conoscevano il Museo" ha commentato il sindaco di Verona Flavio Tosi. Inoltre, ha aggiunto il primo cittadino, "si tratta di 11 capolavori e quattro opere minori, sicuramente qualcuno li ha mandati, perché si sono mossi con abilità, andando a colpo sicuro".

"Non mi pare un furto commissionato da un raffinato collezionista - dice lo storico dell’arte Tomaso Montanari -. Sembra piuttosto che chi abbia rubato si sia basato sulla guida del museo, portando via i grandi capolavori della collezione, invendibili sul mercato. Come se agli Uffizi si rubasse 'La Primaverà di Botticelli'. È certamente il furto più grave della storia dell’arte italiana. È la classica rapina in villa del Nord Est applicata a un museo. Una cosa sconcertante. E ancor più sconcertante che ci fosse una sola guardia giurata per un museo come quello. Certamente è un furto d’arte da ’turismo di massà - sottolinea lo studioso - perché sono state rubate opere da cartolina, ma è anche il più grave della storia dell’arte italiana. È vero che c’è stato il furto del Velazquez alla Galleria Estense di Modena, o quello del Caravaggio a Palermo, ma in questo caso sono state portate via molte opere. Adesso giustamente il sindaco Tosi si straccia le vesti, ma invece di proporre la copertura dell’Arena o il museo della tomba di Giulietta, un sacco di sciocchezze pop, perché non pensa alla sicurezza vera, con più guardie giurate per un museo come quello di Castelvecchio?".

Montanari infine fa notare che "in Italia non esiste una tutela penale dei beni culturali, tema su cui lavora Gianni Melillo capo di gabinetto del ministro Orlando. Né il Codice dei Beni culturali, né il Codice penale prevedono un reato specifico per un furto di opere d’arte. Se infatti - sottolinea lo storico dell’arte - questi signori venissero presi, oltre al reato di rapina a mano armata non gli si potrebbe contestare altro. In Italia esiste il reato di disastro ambientale ma non quello di disastro culturale.

Quindi - conclude - rubare un sacco di patate o un sacco di Mantegna per la nostra legge è la stessa cosa".

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