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Giura a Ramallah il governo d'unità nazionale palestinese di Hamdallah

L'esecutivo è composto da 17 ministri e sostenuto sia da Hamas che da Fatah

I ministri del nuovo governo palestinese posano con Abbas e Hamdallah
I ministri del nuovo governo palestinese posano con Abbas e Hamdallah

"Si conclude oggi una separazione che ha causato danni catastrofici alla nostra causa". Così il presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ha salutato il giuramento a Ramallah di un nuovo governo di unità nazionale, figlio dell'accordo raggiunto tra Fatah e Hamas.

Ad aprile le due fazioni palestinesi avevano confermato l'intenzione di ricucire uno strappo che durava da anni, per creare un esecutivo di tecnocrati, appoggiato da entrambe le parti, che preparasse la strada alle elezioni. L'idea, non nuova, era già stata proposta a partire dal 2011, in incontri al Cairo e a Doha.

I rapporti tra il partito alla guida della Cisgiordania e il movimento islamista erano tesi dal 2007, quando gli uomini di Hamas cacciarono Fatah dalla Striscia di Gaza, dopo la vittoria alle elezioni politiche del 2006.

Il rinnovato dialogo tra Hamas e Fatah ha portato alla formazione di un governo composto da diciassette ministri non politici, di cui cinque provenienti da Gaza, guidato da Rami Hamdallah, già premier in Cisgiordania. Al primo ministro anche l'incarico di ministro degli Interni. A tre titolari dei dicasteri Israele ha vietato il viaggio verso Ramallah.

Si è risolto in extremis anche un problema sollevato da Hamas, che aveva annunciato di non voler sostenere un governo in cui non ci fosse un ministro per i prigionieri palestinesi. Le competenze sarebbero state affidate al premier Hamdallah.

In serata il Dipartimento di Stato americano ha aperto alla possibilità di lavorare con il governo palestinese, in cui non ci sono membri di Hamas, che Washington considera un'organizzazione terroristica. Il Segretario di Stato, John Kerry, aveva parlato prima del giuramento con Abbas, esprimendo la preoccupazione dell'amministrazione statunitense e chiedendo il rispetto degli accordi già presi e il riconoscimento di Israele.

Su posizioni simili a quelle di Washington anche l'Unione Europea. João Vale de Almeida, ambasciatore negli Stati Uniti, ha ribadito quanto Bruxelles ha detto nelle settimane scorse: l'Ue guarda con favore alla riconciliazione, nell'ottica di una "soluzione duratura".

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato il Consiglio di sicurezza. "Abbas - ha detto, chiudendo a un possibile dialogo con il nuovo esecutivo - ha scelto di dire sì al terrorismo e no alla pace". I nazionalisti del Focolare ebraico hanno definito quello palestinese un "governo di terroristi in giacca e cravatta", mentre i

538em;">l centrista Yair Lapid ha chiesto di attendere e valutare quello che accadrà nelle prossime settimane.

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