Politica

Grillo contro Favia: "Pagare per andare in tv è come pagare per il funerale"

I grillini usano soldi pubblici per andare in televisione. La notizia ha fatto infuriare il leader del Movimento 5 Stelle: "I soldi pubblici e il nostro movimento sono inconciliabili"

Beppe Grillo con il grillino Giovanni Favia
Beppe Grillo con il grillino Giovanni Favia

L'hanno beffato. Gliel'hanno fatta sotto il naso. Che è un po' come dire: tu parli, ma alla fine noi facciamo quello che ci pare. Anche pagare per farci intervistare. Che è la negazione del grillopensiero. Per Beppe Grillo è un ferragosto amaro. I grillini usano soldi pubblici per comprarsi spazi televisivi e interviste radiofoniche. Un doppio schiaffo al grande capo che ha sempre vietato ai suoi di affacciarsi al piccolo schermo e ha sempre ribadito fieramente che i pentastellati non usano danaro pubblico. Un affronto all'autorità del leader supremo e del suo socio Gianroberto Casaleggio. La bastonata arriva dal blog del nonpiùcomico: "Pagare per andare in televisione per il MoVimento 5 Stelle è come pagare per andare al proprio funerale, anche se è certamente lecito". Lecito ma sbagliato e, soprattutto, contro la linea del movimento. E Grillo lo ribadisce: "La mia è un’opinione molto radicata, altri magari ne hanno di diverse. Il M5S ha rifiutato ogni contributo elettorale. L’eventuale spesa per inserzioni televisive è coperta dalla differenza tra lo stipendio ’auto ridottò di un consigliere regionale del M5S, circa 2.500 euro, e lo stipendio ’normalè di 10.000 euro e altri benefit. I soldi pubblici e il M5S sono inconciliabili". In poche parole: giù le mani dai soldi pubblici, se proprio avete velleità televisive pagatevi le comparsate coi vostri soldi. "Per questo - ammonisce Grillo - proporrò a tutte le prossime liste regionali, prima di presentarsi, di impegnarsi a restituire alla Regione, o a un istituto di pubblico interesse regionale, la differenza tra lo stipendio percepito e quello regionale". E' da ieri che tutti gli occhi sono puntati sul blog del leader genovese e in molti nel movimento pensavano che decidesse di liquidare la questione con un solito post scriptum: due o tre righe alla fine di un articolo in cui, telegraficamente, espelle, emargina o bacchetta chi ha osato uscire dal solco tracciato da Grillo e Casaleggio. Due o tre righe senza appello, alla faccia della democraticità della rete. Invece, questa volta, ha voluto prendere il toro per le corna e spiegare, punto per punto, la sua avversione alle dinamiche dei media tradizionali.

Grillo, già durante la scorsa campagna elettorale, aveva lanciato un anatema contro tutti i grillini che rilasciavano interviste tv. Ma la reazione dei militanti era stata scomposta, anche perché lo stesso Grillo non si è mai esentato da rilasciare interviste a quotidiani nazionali e televisioni internazionali. Insomma, gli editti del capo non vanno giù a tutti e svelano un M5S a due velocità: Grillo sbandiera la presunta iperdemocrazia del movimento e poi, con un colpo di mouse, mette alla porta che gli sta antipatico e lancia fatwe contro chi parla coi giornalisti. 

"Compriamo spazi in tv per non essere censurati e continueremo a farlo perché l'informazione non è libera", ha detto ai cronisti di Repubblica il consigliere emiliano Giovanni Favia. Ma la sua giustificazione non deve aver convinto Grillo, a giudicare dai toni del suo post. E ora nel Movimento 5 Stelle torna a serpeggiare sempre più l'insofferenza nei confronti di un padre-padrone che da volano del movimento rischia di traformarsi in una ingombrante zavorra.

Si va verso il parricidio? La strada dei grillini per le elezioni politiche è in salita. 

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