Cronaca locale

Per fermare le moschee nuova norma regionale e ostruzionismo sul Pgt

Pirellone, stop alla sanatoria in una norma E il centrodestra in Comune: "No ai condoni"

Per fermare le moschee nuova norma regionale e ostruzionismo sul Pgt

In Regione e in Comune, il centrodestra si prepara a un doppio sbarramento sulle moschee. A Palazzo Marino lo farà giocandosi il «jolly» dell'ostruzionismo contro il Pgt e lo farà per scelta di «Milano popolare», il gruppo di Matteo Forte, che vuole costringere la maggioranza a trattare. Al Pirellone, intanto, mercoledì arriva il Piano territoriale, una sorta di Pgt regionale, e in quello strumento Forza Italia proverà a inserire una norma per impedire sanatorie come quella che il Comune ha previsto nel suo Piano delle attrezzature religiose.

La norma anti-moschee che gli «azzurri» hanno in mente per la imminente discussione sul Consiglio regionale fa seguito all'emendamento che a settembre Fabio Altitonante (Fi) ha proposto a una mozione leghista. Il sottosegretario azzurro aveva chiesto «una norma regionale che non consenta la sanatoria di centri culturali abusivi all'interno dei piani comunali» e il suo emendamento - approvato a larga maggioranza - è stato un vero e proprio siluro contro gli strumenti urbanistici del Comune di Milano, che proprio alla sanatoria sta procedendo, in quattro casi (via Maderna, via Gonin, Cascina Gobba e via Quaranta), oltre ai minareti che per il piano potrebbero sorgere ex novo in via Esterle e in via Novara.

A Palazzo Marino intanto inizia la discussione. La Lega porterà le stesse istanze che erano state inserite in quella mozione regionale firmata da Andrea Monti e Max Bastoni, che in Comune anche personalmente darà seguito a quella linea (registro degli imam e telecamere davanti ai luoghi di culto). In Comune la Lega ha presentato diversi emendamenti per far sì che venga effettivamente rispettata la distanza minima fra moschee altri edifici. Il Carroccio, inoltre, punta a rendere impossibile la sanatoria là dove prima della sanatoria dove sono partiti lavori non autorizzati, come dire in via Maderna, dove ha sede una delle realtà controverse dell'islam politico locale.

Proprio via Maderna sarebbe al centro di un emendamento ad hoc presentato da Forte, a causa del mancato rispetto del requisito della distanza di minima (100 metri) da altri edifici religiosi (in questo caso, la parrocchia di San Galdino). Intransigente la linea di Forza Italia. «La nostra fermezza sulle moschee - spiega il capogruppo Fabrizio De Pasquale - nasce dal fatto che, senza regole e senza filtri, le moschee diventano luoghi incontrollati di indottrinamento e radicalizzazione che possono mettere in pericolo la sicurezza e la pace nei quartieri».

Fi vorrebbe che la giunta stralciasse il Piano delle attrezzature religiose - previsto dalla legge regionale - discutendolo quando ci saranno più certezze: la legge regionale è sottoposta a nuovo esame di costituzionalità e anche in Parlamento stanno arrivando in discussione disegni di legge leghisti per regolare la materia.

«La giunta dice che non si può - spiega De Pasquale - ma se decidessero di stralciare la Regione darebbe il suo consenso. La verità è che vogliono farlo per sanare quattro centri e farne altre due, una delle quali in via Novara, che invece sarebbe fondamentale come parcheggio con la metro 5». Su via Novara questo «no» è già stato formalizzato dal presidente del municipio, Marco Bestetti. «I nostri emendamenti - dice De Pasquale - non permetterebbero di sanare le moschee, anche perché sarebbe un condono, e se non lo facciamo per gli italiani perché dovremmo sulle moschee?». Fi ha chiesto anche di aumentare le distanze minime e ha proposto che i minareti debbano essere vicine a linee trasporto pubblico, lontani da centri abitati e dotate di grandi parcheggi. «Ma io - conclude De Pasquale - mi aspetto anche un intervento del ministero dell'Interno perché il problema non è solo di natura urbanistica.

Servono regole e certezze e sarebbe il caso che questa discussione arrivasse a valle di regole certe su ministri di culto, finanziamenti e trasparenza delle moschee».

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