Cronaca locale

Memorie di Stelita, eroina latina

Biografia di una pasionaria fuggita a Milano da Pinochet e Perón

Memorie di Stelita, eroina latina

Il titolo ricorda l'epopea garibaldina. Ma la protagonista del funambolico Memorie da due mondi. Storia di Stelita, tra dittature sudamericane e libertà (Infinito, 224 pagine, 15 euro), scritto a quattro mani da Manuela Cedarmas e Daniela Carloni David, che verrà presentato domani alle 18 alla Casa della Memoria di via Confalonieri 14, sembrerebbe piuttosto uscita dalla penna di Manzoni. Gli ingredienti che piacevano a Don Lisander ci sono tutti: una persona «normale» risucchiata nel gorgo della grande Storia, il perpetuo braccio di ferro tra potere e libertà, un'incrollabile fede cattolica che aiuta a superare anche i momenti più bui, e anche molta Milano, dove Stelita -al secolo Auristela- ha passato i primi e gli ultimi anni di vita. Mamma tedesca, papà nato sotto la Madonnina ma emigrato in Cile, Stelita nasce a Valparaìso nel 1920, ma ad appena 4 anni torna a Milano, orfana di madre.

Giusto in tempo per crescere e studiare sotto il regime fascista, laureandosi a Urbino negli anni della guerra. Era solo l'inizio di una vita da film. «Non siamo scrittrici, di mestiere facciamo tutt'altro», dice Manuela Cedarmas parlando di sé e dell'amica Daniela. «A un certo punto, però, nelle nostre vite è entrata Stelita, conosciuta grazie alla nostra attività per Amnesty International. All'epoca aveva già più di 80 anni, ma era attivissima: la sua casa in S. Ambrogio era un viavai di gente». Piano piano prende forma l'idea del libro: discreta e riservata, questa distinta signora dai capelli bianchi e lo sguardo dolce e profondo inizia a confidarsi con le due autrici. Si moltiplicano i the a base di ricordi: «Era come se avesse bisogno di ripercorrere le tappe di un'intera vita, un affascinante viaggio attraverso eventi, vicende e personaggi da libro di storia», spiega Cedarmas. «E noi due, ancor oggi non so di preciso perché, siamo state scelte per raccogliere il testimone. L'abbiamo persino accompagnata in Cile dove ha trascorso gli ultimi mesi, e dopo la sua morte, dieci anni fa, abbiamo deciso di dedicarci a questo libro».

Anni '50: il tempo scorre dalla convivenza in Inghilterra con il marito polacco all'approdo nell'Argentina peronista. Sembra che Baires possa regalare una boccata di serenità, ma è solo un'illusione: la dittatura militare è dietro l'angolo, iniziano le misteriose sparizioni di amici e Stelita, vicina ai sacerdoti terzomondisti, si trova di nuovo in fuga. Ad attenderla il Cile di Augusto Pinochet, poi Cuba, Messico, Panama, dove vive con gli esuli Montoneros. Gli ultimi 25 anni milanesi non sono solo riposo e memorie: gli attivisti di Amnesty la ricordano agguerritissima. «Come quella volta che grazie a lei liberammo un prigioniero politico libico che tutti noi davamo già per scomparso.

Non arrendersi mai, una delle grandi lezioni umane di Stelita».

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