Cronaca locale

Schiaffoni anche dai buonisti: la stella Pisapia non brilla più

La cantonata presa con Ambrosoli, la rottura con Boeri e ora l’ultimo smacco: il sindaco Pisapia è costretto a polemizzare anche con un compagno come Fabio Fazio

Giuliano Pisapia è in un momento di crisi politica
Giuliano Pisapia è in un momento di crisi politica

Questa non è la migliore stagione dell’epoca Pisa­pia. Molti sono gli indizi e i segnali, ma la prova più cla­morosa e mediaticamente più efficace di questa imprevista crisi è indubbiamente il ceffo­ne rifilato ­al sindaco in pieno vi­so da quello che dovrebbe esse­re invece uno dei suoi più effica­ci supporter, Fabio Fazio, il qua­le gli ha contestato senza mezzi termini le domeniche a piedi definendole «una solenne stu­pidaggine». Tanto che il povero Giuliano è stato costretto ad una replica stizzita quanto mal­destra: «Preferivi com’era pri­ma? » - dimenticando che già «prima», cioè già con la vitupe­rata giunta Moratti, esi­stevano sia le domeniche a piedi sia le li­mitazioni di accesso al cen­tro storico, sot­to forma di Ecopass e non di Area C. Risposta sba­gliata!

Ma lo sgarbo di Fazio, diceva­mo, arriva dopo una imbaraz­zante serie di inciampi e capi­tomboli. Limitiamoci ai più cla­morosi. Si comincia con l'im­prevista - con buona pace dei sondaggisti - sconfitta alle ele­zio­ni regionali del candidato al­la presidenza Umberto Ambro­soli, scelto da Pisapia e da lui im­posto a tutta la sinistra, messo al tappeto da Bobo Maroni. Po­co dopo arriva il licenziamento (reazione rabbiosa?) dell'as­sessore alla Cultura Stefano Bo­eri, iniziativa vanamente conte­stata da una schiera di star del­l’intelligentia milanese. Per non parlare dei quasi 437 milio­ni di disavanzo a cui Palazzo Marino dovrà fare fronte con ta­gli lineari (tanto esecrati quan­do li faceva Tremonti) e ulterio­ri aumenti di tariffe e servizi.

E pensare che Pisapia sem­brav­a diventato ormai il padro­ne della sinistra milanese e lom­barda: dopo aver battuto alla primarie del 2011 il candidato del Pd Boeri - del quale, come abbiamo visto, ha fatto in modo di liberarsi appena possibile- si è fatto eleggere con i voti di un acquiescente e docile Pd, che scopriva una insospettata voca­zione di donatore di sangue. Tanto che anche la scelta del candidato al Pirellone ha segui­to lo stesso sadico paradigma: io lo scelgo e voi lo votate. Ma stavolta il sangue democrat pro­fuso non è bastato a far vincere l’uomo di Pisapia. Fino ad allo­ra il fin troppo volenteroso ap­parato milanese e lombardo del Pd, che non va famoso per combattività ed efficacia, ave­va mandato giù tutti i rospi pro­pinati all’avvocato sindaco, ma a quel primo grave inciampo non gli è parso vero di comincia­re a rimettere le cose a posto.

Con questo non voglio dire che l'uscita ostile di Fazio sia do­vuta a questo spirito di rivalsa, ma certo non si può escludere che c’entri anche la constata­zione dell’indebolimento poli­tico di Pisapia. E comunque è un fatto che dopo il ceffone re­gionale il sindaco si è deciso a mettere Boeri alla porta, men­tre nel travagliato Pd nazionale qualcuno è arrivato a fare il suo nome come possibile antagoni­sta di sinistra del temutissimo Matteo Renzi: secondo lo sche­mino un po’ superficiale «sinda­co buono contro sindaco catti­vo».

Per ora l’unica cosa chiara è che dopo meno di due anni da sindaco l'astro Pisapia brilla molto meno.

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