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Egitto, quattro uomini decapitati "Davano informazioni al Mossad"

Un gruppo attivo soprattutto nel Sinai ha diffuso il video dell'esecuzione di alcuni sequestrati. SOSTIENI IL REPORTAGE Aiutaci a denunciare la persecuzione dei cristiani

In un fermoimmagine gli uomini rapiti e uccisi da Ansar Beit al-Maqdis
In un fermoimmagine gli uomini rapiti e uccisi da Ansar Beit al-Maqdis

È arrivata, con un video diffuso su twitter, la conferma di quattro decapitazioni avvenute in Egitto e rivendicate dal gruppo terrorista Ansar Beit al-Maqdis, nome traducibile come "i partigiani di Gerusalemme".

Poco più di una settimana fa, fonti della sicurezza avevano parlato alla stampa del ritrovamento di quattro cadaveri privi della testa nel Sinai, ipotizzando che fossero stati uccisi dai jihadisti perché accusati di sostenere l'esercito. Quattro persone erano scomparse lunedì 18 nell'area di Sheikh Zuwaid, a meno di quaranta chilometri da Rafah, valico che separa l'Egitto dalla Striscia di Gaza.

Nel video diffuso dal gruppo egiziano vengono presentate quello che sono definite le confessioni dei quattro uomini uccisi, due dei quali sono accusati di avere ricevuto soldi dal Mossad, l'agenzia d'intelligence israeliana, in cambio di informazione grazie alle quali sarebbe stato portato a termine un attacco aereo contro gli uomini di Ansar Beit al-Maqdis.

Il gruppo militante è stato ufficialmente incluso nella lista delle organizzazioni terroriste in Egitto ad aprile di quest'anno. Già prima si era però reso protagonista di azioni che non si sono limitate all'area del Sinai.

Alla vigilia del 25 gennaio 2014, terzo anniversario della "Rivoluzione di gennaio", avevano rivendicato una serie di attentati al Cairo, il più grave dei quali contro il quartier generale delle forze di sicurezza. A settembre 2013 il tentato omicidio del ministro dell'Interno, Muhammad Ibrahim.

Di recente è stato diffuso un altro video con il logo del gruppo, in cui si vedono alcuni uomini armati impegnati nell'esecuzione di quelli che vengono mostrati come uomini della polizia, accusati di avere preso parte alla repressione dei gruppi islamisti a cui le autorità egiziane hanno dato il via dopo il colpo di Stato del luglio 2013.

I fatti sarebbero avvenuti a giugno.

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