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Fosse comuni e giornalisti europei arrestati: è orrore in Burundi

In Burundi proseguono gli orrori da parte del regime: fosse comuni e giornalisti europei arrestati, il Paese sta affrontando una tragedia che ha già provocato oltre 200mila profughi e centinaia di morti

Fosse comuni e giornalisti europei arrestati: è orrore in Burundi

È un orrore che avanza e che giorno dopo giorno rivela un volto sempre più atroce, quello che sta attraversando il Burundi. Il Paese africano è in balia di una guerra civile silenziosa, fatta di sparizioni, arresti arbitrari, giornalisti incarcerati, stazioni radio chiuse e fosse comuni. Tutto ha avuto inizio ad aprile quando il presidente Nkurunziza dichiarò di volersi candidare per un terzo mandato presidenziale violando così la costituzione. Le strade di Bujumbura videro gli studenti scendere in piazza insieme all'opposizione civile, ed ecco allora che scoppiò la repressione più brutale.

Oltre 200mila persone, stando alle stime odierne, sono scappate dal Paese e per chi invece è rimasto la quotidianità è fatta di rastrellamenti, isteria e terrore che si annida ovunque.

Le ultime notizie riguardo l'ex colonia belga parlano del possibile rinvenimento di 5 fosse comuni. A diffondere la scoperta è stata la Bbc che osservando delle foto satellitari dell'associazione Amnesty International, ha detto che ci sarebbero le prove della presenza di almeno cinque fosse comuni nelle vicinanze della capitale. Ieri però la morsa del regime non si è abbattuta solo sulle opposizioni interne ma ha alzato il tiro della sua repressione arrestando anche due giornalisti europei. Il fotografo Phil Moore e il Jean-Philippe Remy, il capo ufficio di Le Monde Africa. I due giornalisti sarebbero finiti in manette e tradotti in una stazione di polizia perchè al momento dell'arresto, stando a quanto sostenuto dagli agenti della sicurezza di Nkurunziza, si trovavano con dei ribelli armati.

Un episodio che comunque non legittimerebbe in nessun caso il fermo e che in ogni caso non viola nessuna regola deontologica essendo i due reporter impegnati a raccontare un conflitto e quindi tenuti, per quanto è possibile, a testimoniare la guerra nel modo più esaustivo e imparziale che ci sia: da un lato e dall'altro delle barricate.

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