Crisi in Yemen

Yemen, attentati contro le moschee sciite. L'Isis rivendica. Gli Usa: niente prove

Terroristi in azione contro le moschee sciite nel giorno di preghiera. La situazione nel Paese è sempre più nel caos. Ieri il presidente Hadi è scampato a un raid aereo

Yemen, attentati contro le moschee sciite. L'Isis rivendica. Gli Usa: niente prove

Ancora sangue nello Yemen, da mesi martoriato da terrorismo e guerra civile. Un duplice attacco alle moschee sciite di Badr e Hashoush, nella zona centrale di Sanaa, ha causato almeno 137 morti e circa 345 feriti. Gli attacchi sono stati sferrati durante la preghiera del venerdì. Secondo fonti locali i terroristi hanno utilizzato la stessa strategia: un primo attentatore si è fatto esplodere all’interno dell’edificio, mentre un secondo a bordo di un’autobomba è entrato in azione poco dopo per colpire i fedeli in fuga. Un quinto attentatore suicida, infine, non è riuscito a colpire a Saadah, altra roccaforte Houthi nel nord del paese, essendo stato ucciso prima di riuscire a farsi esplodere all’interno della moschea al Imam al Hadi. Due dirigenti dei ribelli houthi, Taha al-Mutawakkil e Khaled al-Madani, sono rimasti gravemente feriti negli attentati. Morto un religioso legato al movimento, Murtada al-Maktouri.

Si tratta del secondo attacco a Sanaa dall'inizio dell'anno, dopo che al-Qaeda il 7 gennaio scorso aveva colpito un'accademia di polizia uccidendo almeno 50 cadetti.

I due luoghi di culto sono frequentati da dirigenti e sostenitori degli Huthi, i ribelli sciiti che dal settembre scorso controllano Sanaa e che in gennaio hanno sciolto parlamento e governo. Gli Huthi, come le forze armate regolari, vengono presi di mira in attacchi e attentati compiuti da al Qaeda nello Yemen. Gli Usa li considerano la branca più pericolosa della rete terroristica a livello planetario.

Il doppio attentato arriva all’indomani dei duri scontri di Aden, nel Sud del Paese, tra truppe fedeli rispettivamente al presidente Abed Rabbo Mansur Hadi e al suo predecessore Ali Abdullah Saleh. Hadi si è rifugiato a Aden, l'ex capitale dello Yemen del Sud, nel febbraio scorso, dopo essere fuggito da Sanaa, dove gli Huthi lo tenevano agli arresti domiciliari. Ieri Hadi è scampato a un raid aereo che ha colpito il compound presidenziale. Gli uomini della sicurezza hanno trasferito il presidente in un luogo sicuro dopo che l’edificio era stato bombardato.

La filiale dello Stato islamico (Is) in Yemen, denominata Wilayat al-Yemen, ha rivendicato ufficialmente la serie di attentati contro i ribelli houthi (sciiti), dopo che già nelle scorse ore sul web erano circolate le rivendicazioni di alcuni militanti vicini all’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi. Nel comunicato, diffuso su Twitter e intitolato "Rivendicazione dell’operazione di martirio in Yemen", si legge che "i cinque cavalieri del martirio armati di cintura esplosiva" (ovvero i cinque kamikaze, ndr) hanno colpito "quattro covi degli houthi a Sanaa e uno a Saada". Secondo l’Is 80 houthi, tra i quali alcuni leader, sono morti nell’attacco. "Abbiamo raccolto le teste degli imam apostati (sciiti, ndr)", si conclude nella nota. C'è molta cautela da parte degli Stati Uniti. La Casa Bianca non conferma che dietro il sanguinoso attacco ci sia l’Isis, sottolinea che al momento non ci sono indicazioni in questo senso e non esclude che si tratti di pura propaganda: "Gli Usa stanno ancora indagando sulla rivendicazione della branca yemenita dello stato islamico", ha detto il portavoce Josh Earnest.

Gli attentati e i combattimenti ad Aden secondo il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, "mirano chiaramente a far deragliare il processo di transizione".

Lady Pesc ha esortato "tutte le parti a ritornare al dialogo e a negoziati inclusivi".

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