Strage di Berlino

Anis, il "macellaio" di Berlino sbarcato in Italia e finito in cella

Ricercato il tunisino Amri. Nel 2011 clandestino in Sicilia dà fuoco al centro profughi. Espulso, finisce in Germania e si radicalizza

Anis, il "macellaio" di Berlino sbarcato in Italia e finito in cella

Il super ricercato per la strage di Natale è il 24enne tunisino Anis Amri, che nel 2011 è sbarcato in Italia come clandestino e poi ha scontato nelle carceri siciliane una condanna per lesioni, minacce e aver dato fuoco alla comunità che lo ospitava. Nel 2015, dopo 4 anni di galera, si è trasferito in Germania, dove ha incontrato un cattivo maestro dello Stato islamico. Sebbene fosse stato sotto sorveglianza per diversi mesi come sospetto jihadista, lunedì Amri si sarebbe trasformato in «macellaio» del mercatino di Natale a Berlino al volante del camion killer. Poi è sparito.

Il giovane tunisino è stato individuato dagli investigatori tedeschi grazie ad un suo documento trovato a bordo del Tir della strage e altre prove. Il sospetto terrorista ha utilizzato sei diversi pseudonimi, ma alla fine le autorità tedesche hanno reso noto che si tratta di Anis Amri, classe 1992. Il super ricercato è nato nel governatorato tunisino di Kairouan, roccaforte degli islamisti di Ansar al Sharia, che sono andati in Libia a combattere per il Califfato.

Cinque anni fa, allo scoppio della primavera araba, Amri si imbarca da clandestino, come migliaia di suoi connazionali, per raggiungere l'Italia. Secondo il padre, intervistato ieri da una radio tunisina, appicca un incendio ad una scuola e viene condannato a quattro anni di carcere. In realtà dà fuoco alla comunità che lo ospitava a Belpasso, in provincia di Catania nell'ottobre 2011. Fonti del Giornale, impegnate sul caso, rivelano che il tunisino viene incarcerato a Enna, in Sicilia, anche per minacce e lesioni gravi. Apparentemente mite e pacifico rimane a Enna dal giugno 2012 al dicembre 2013. «Poi viene trasferito per incompatibilità ambientale al carcere di Sciacca, in provincia di Agrigento. Temeva aggressioni», spiega una fonte del Giornale. Non è chiaro se la radicalizzazione inizi dietro le sbarre in Italia. Dopo aver scontato la pena riceve un provvedimento di espulsione, che non viene eseguito perché le autorità tunisine non lo riconoscono come proprio cittadino.

Dall'Italia Amri si trasferisce in Germania, fra il giugno e luglio dello scorso anno, attraverso il Baden-Württemberg, una rotta d'ingresso meno frequentata rispetto alla Baviera.

Ovviamente chiede asilo, ma la scorsa estate la sua domanda viene respinta. Teoricamente avrebbe dovuto venire espulso, ma i tedeschi non possono farlo «perché non aveva un documento di identità valido». Fra l'uso di pseudonimi e i problemi di riconoscimento con i tunisini, le carte necessarie per rimandarlo a casa sarebbero arrivati solo ieri, due giorni dopo l'attentato.

Sul suolo tedesco Amri entra in contatto con un predicatore islamico iracheno di 32 anni noto con il nome di battaglia Abu Walaa. Nella sua moschea a Hildesheim, nella Bassa Sassonia, fa il lavaggio del cervello ai giovani e li recluta segretamente per mandarli a combattere in Siria con le bandiere nere. Il tunisino entra in contatto con questa rete e finisce nel mirino dell'antiterrorismo, che durante il 2016 lo sorveglia per diversi mesi. Amri avrebbe convissuto con Boban S., un tedesco di origine serba del giro jihadista. Una volta viene anche fermato a Ravensburg per due giorni, ma poi lasciato andare. Abu Walaa, chiamato pure il predicatore senza volto, perché non si fa vedere in faccia nei suoi video sermoni, viene incastrato da un «pentito». Anil O. è un giovane tedesco di 22 anni reclutato per il Califfato, ma fuggito dall'inferno della Siria. In salvo in Turchia punta il dito contro il suo ex mentore accusandolo di «essere il numero uno dello Stato islamico in Germania».

Lo scorso novembre Abu Walaa e la sua rete vengono arrestati, compreso Boban che ospitava Amri, ma il tunisino resta a piede libero o fa perdere le tracce nonostante sia sospettato di «preparare un atto di violenza contro lo Stato». E il 19 dicembre, forse aiutato da altri complici jihadisti, si lancia col Tir sul mercatino natalizio a Berlino.

(ha collaborato Valentina Raffa)

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