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"C'è un paziente di là. Lo dobbiamo uccidere come Michael Jackson"

Ecco le intercettazioni horror della coppia di assassini: "A volte ho questo bisogno di ammazzare qualcuno..."

"C'è un paziente di là. Lo dobbiamo uccidere come Michael Jackson"

nostro inviato a Saronno (Va)

Non sarà facile oggi, per il dottor Leonardo Cazzaniga rispondere al primo interrogatorio del giudice Luca Labianca. Nelle carte dell'accusa ci sono non solo le consulenze sui cinque pazienti che l'anestesista di Saronno è accusato di avere ammazzato. Ci sono anche intercettazioni esplicite e sconcertanti su di lui e sulla sua amante, l'infermiera Laura Taroni. Ma esplicite sono anche le intercettazioni sulle coperture di cui Cazzaniga ha goduto all'interno dell'ospedale.

«LI AMMAZZAVA»

Giuseppe Di Lucca e Patrizia Erba, due dipendenti dell'ospedale, commentano l'interrogatorio. «Li ammazzava?» «Si gli faceva il Propofol in endovena» «E secondo te è una terapia eccessiva quella?». «Cazzo lo ha ammazzato (...) mi ricordo che era incontattabile, aveva questo delirio dell'onnipotenza, ci penso io a risolvere tutto. Era andato fuori di testa».

LA TESTA SULLE PICCHE

Cazzaniga parla con la Taroni, inferocita contro alcuni suoi parenti: «Eh lo so cosa faresti tu... li appenderesti come facevano un tempo gli unni tu! Testa mozzata davanti a casa e la appenderesti sulla picca e la metteresti al pubblico ludibrio finché la testa non si scarnifica. Ma non puoi farlo, capito?».

L'ACIDO SUI POMODORI

La Taroni spiega alla babysitter di avere versato un potente solvente sui pomodori di Irma Guerra, anziana sorella sordomuta del suocero. «Cazzo, ma l'idraulico liquido non ha fatto una cippa eh?». «È vero!». «E dopo chi li mangia? Non avvisi la zia Irma, che sono avvelenati?». «Ma che cazzo avviso! Gliel'ho buttato giù apposta!».

IL NONNO SI SALVA

La Taroni manifesta il proprio desiderio di uccidere suo nonno Angelo. «Guarda, stamattina avrei voluto sparargli in testa». E Cazzaniga spiega che se non fosse partita l'inchiesta interna si potrebbe ucciderlo con il «protocollo»: «Se non avessimo quei trascorsi che abbiamo avuto probabilmente faremmo una scelta di un certo tipo no?».

UN INFARTACCIO

Nel mirino anche l'ex marito della cognata, colpevole di lesinare sugli alimenti. Dice la Taroni: «Non lo so, se un giorno venisse giù in ospedale da noi... trac! Tra il chiaro e lo scuro via, gli è venuto un infartaccio». E ride.

USIAMO LA KATANA

Nei suoi progetti di ammazzare i parenti, la Taroni coinvolge anche il figlio undicenne. Il bambino le dice: abbiamo una alleata. «Dimmelo perché almeno sono tranquilla che ho un'altra persona dalla mia parte», «Non è una persona», «E che è?», «La sua katana!», «Non è così semplice, non puoi passare a filo di lama tutti», «Guarda mamma, non sai quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali», «Ma Fabio l'omicidio deve essere una cosa per cui non ti scoprono; se ti scoprono che vai in galera che cazzo fai? Perdi anche l'opportunità di avere la casa, te la portano via eh! Allora non fare il cretino! Bisogna pensarla bene, non è che tu ti svegli la mattina e dici ah passo a filo di lama quello, no! Non è così che si pensa bene un omicidio! L'omicidio va pensato, vanno pensate le concause! Va pensato al fatto che ad esempio tua nonna Maria non vuole essere cremata, quindi è un corpo che può essere riesumato e quindi da li possono tirare fuori un sacco di cose, capito?».

COME MICHAEL JACKSON

La Taroni, in servizio in ortopedia, chiede all'amante un aiuto per eliminare un paziente scomodo. «Ascolta abbiamo bisogno di una tua procedura, di una procedura Cazzaniga. Vieni qua che abbiamo bisogno di un po' di curaro» «Propofol e curaro?» «Propofol e curaro, come Michael Jackson».

BISOGNO DI UCCIDERE

La Taroni racconta a Cazzaniga di un suo colloquio con uno psichiatra. «Io ogni tanto ho questa voglia di uccidere qualcuno, ne ho bisogno», «Ne hai parlato con la psichiatra?» «Sì, ma di me ha detto: però non lo fa», «Ma lei non sa che l'hai fatto».

CAZZANIGA PARLA DA SOLO

Dopo essere venuto a sapere dell'avvio delle indagini, il medico, che è in auto da solo, ragiona a voce alta: «L'impianto accusatorio deve reggersi non su ipotesi banalmente campate in aria ma su prove concrete, su fatti... dove sono i fatti? Dove sono le prove per riesumare i cadaveri?».

NON È EUTANASIA

Sotto l'avanzare dell'inchiesta, Cazzaniga spiega alla Taroni come intende difendersi. «Tu non pensi che io possa correre un rischio di essere accusato di omicidio volontario? Se si documenta che io ho praticato l'eutanasia...». «Ma non diciamo stronzate, l'eutanasia è un'altra cosa. L'eutanasia è quando uno è ancora lucido, che ti chiede di porre fine alla sua vita, questa è l'eutanasia».

L'OMERTÀ PREMIATA

Un medico, Simona Sangion, viene indagata per avere aiutato Cazzaniga a falsificare le analisi del marito della Taroni, che verrà ucciso a forza di farmaci. Si sfoga con la mamma: «Io verrò radiata dall'albo dei medici, ma io tiro dentro tutti. Visto che loro non mi difendono, io non difendo loro». I vertici dell'ospedale però le garantiscono un futuro, e i toni della donna cambiano. «Il Valentini ha voluto parlarmi, mi ha detto che... lui non ha intenzione di cambiare niente di quello che era successo precedentemente, che comunque ha intenzione di assumermi a tempo indeterminato... sì mamma, sono solo parole». A rassicurarla definitivamente provvede il suo superiore, Nicola Scoppetta. La Sangion gli chiede «Perchè l'altro giorno mi hai chiesto quando ho le ferie, che non ho ben capito? » «Perché stiamo mettendo fuori i... stiamo preparando il bando di concorso» «Per che cosa?» «Per rinnovarti l'incarico».

IL PROTOCOLLO CAZZANIGA

Che la stessa dottoressa conoscesse perfettamente cosa accadeva al pronto soccorso quando era di turno Cazzaniga, lo ammette la stessa Sangion nel suo interrogatorio. Ha mai sentito parlare di un cosiddetto protocollo Cazzaniga? «Ne ho sentito parlare nell'ultimo anno direttamente dal dottor Cazzaniga in 3 o 4 circostanze quando mi è capitato di essere in turno con lui in presenza di pazienti agonizzanti o in stato terminale. Ho sentito Cazzaniga dire a alta voce con lui applichiamo il protocollo Cazzaniga. Cazzaniga gestisce questi pazienti a cui probabilmente somministra farmaci per accelerarne la morte». E l'infermiera Jessica Piras: «Sono stata testimone di quello che è a tutti noto come il protocollo Cazzaniga. Tutti in reparto e non solo hanno sentito parlare di questo protocollo. Ho personalmente sentito il dottor Cazzaniga parlare di pazienti in questi termini: Questo è un paziente da sottoporre al mio protocollo.

Questi, puntualmente, morivano poco dopo in pronto soccorso».

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