Cronaca locale

Cadavere carbonizzato: fermati due colombiani

Il delitto è l'epilogo di una lite scoppiata durante una festa a casa di uno dei due stranieri

Cadavere carbonizzato: fermati due colombiani

Milano - Il più giovane dei due colombiani, solo 20 anni, era già al gate di Malpensa. Pronto a salire su un volo per Madrid che sarebbe decollato di lì a cinque minuti, dopo aver superato i controlli di sicurezza e imbarcato il bagaglio. Gli agenti della squadra mobile di Milano lo hanno fermato nella serata di domenica. Insieme a un connazionale di 37 anni è accusato di aver ucciso, tagliato a pezzi e poi bruciato un uomo che ancora non ha un nome, sabato sera alla Bovisasca, quartiere a nord della città.

La soluzione del giallo del cadavere carbonizzato nel gabbiotto dei rifiuti di via Cascina dei Prati è arrivata in meno di 24 ore. Gli inquirenti sono convinti di avere contro i due sudamericani «prove significative». Mancano molti dettagli della vicenda che ha portato al sanguinoso delitto e manca il vaglio del gip, ma le responsabilità nell'uccisione sarebbero chiare. «La Mobile guidata da Lorenzo Bucossi conferma di avere una grande capacità di intervento nei casi di omicidio», sottolinea il procuratore Francesco Greco. Le indagini sono coordinate dal pm Paolo Storari e dall'aggiunto Laura Pedio. Affidate alla squadra omicidi della dirigente Rita Fabretti. I due fermati non sono ancora stati interrogati dal pm.

Subito dopo il ritrovamento del corpo da parte dei vigili del fuoco, chiamati da chi ha notato l'incendio, sono partiti i rilievi della scientifica e le ricerche nel quartiere e tra le case popolari da parte degli agenti del commissariato Comasina. In poche ore sono state raccolte le prime testimonianze utili. Un abitante della zona ha visto due persone allontanarsi di corsa dalla spazzatura in fiamme. Un altro ha raccontato che nella serata di sabato in una casa con giardino poco lontano un gruppo di ragazzi aveva litigato rumorosamente. E che, cosa insolita, qualcuno si era affrettato a lavare la strada davanti all'abitazione. I poliziotti l'hanno perquisita e hanno trovato tracce di sangue. Le indagini hanno ricostruito che c'era stata una festa, con pochi ospiti e tanto alcol. Sarebbe nata una lite e un uomo è stato aggredito. Sgozzato, colpito in altre parti del corpo con un coltello. Fatto a pezzi con un'accetta, infilato in un trolley e portato alla piccola discarica con un carrellino. Infine bruciato con la benzina. La polizia ha ritrovato l'accetta e il carrello sporchi di sangue e l'armatura della valigia carbonizzata.

Da qui sono scattate le ricerche. Il 37enne, che abita nella casa del delitto e ha precedenti per furto, è stato trovato a Milano. Girovagava senza una meta. Il 20enne invece, che risulta incensurato, era appunto in aeroporto. Ha comprato il biglietto aereo il giorno stesso della partenza. Le ragioni della lite sfociata in omicidio non sono chiare. «Futili motivi», spiega il pm. Ruggini passate per questioni di quando i tre erano in Colombia. Di tipo personale e, pare, non legate alla droga. La vittima sarebbe un connazionale dei fermati, l'Istituto di medicina legale è riuscito a ricavare un'impronta parziale da un pollice, ma l'uomo non risulta schedato in Italia. Sono in corso verifiche negli archivi colombiani. Le indagini continuano alla ricerca di telecamere private nella zona. Non ce ne sono di comunali. Soprattutto è al vaglio la posizione delle altre persone presenti alla festa. Qualcuno di loro potrebbe aver assistito al delitto. Il fermato più anziano si trova nel nostro Paese da tempo, è regolare. Il giovane invece era appena arrivato. Solo il primo risponde anche di omicidio aggravato dalla crudeltà, il complice unicamente di vilipendio e soppressione di cadavere. Non risulterebbero legami con gang latine.

Mentre sono attesi gli esiti degli esami tossicologici sugli indagati.

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