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Consip, Lotti e papà Renzi indagati fino a dopo il voto

La Procura chiede la proroga dell'inchiesta per sei mesi Il Giglio magico sulla graticola in campagna elettorale

Consip, Lotti e papà Renzi indagati fino a dopo il voto

Sulla graticola fin dopo le urne. L'inchiesta Consip non è finita. E la procura di Roma ha chiesto al gip di prorogare le indagini che imbarazzano il Giglio magico per altri sei mesi.

La richiesta dei pm capitolini Paolo Ielo e Mario Palazzi porta la data del 19 dicembre, e l'elenco comprende tutti i protagonisti dell'indagine, a cominciare dal ministro dello Sport, Luca Lotti. Che finì iscritto nel registro degli indagati il 21 dicembre del 2016 (per mano delle toghe napoletane Woodcock e Carrano), e che dunque resta nel mirino dei pm capitolini per almeno un altro semestre. Ma la proroga riguarda anche il babbo dell'ex premier, Tiziano Renzi, il suo amico imprenditore di Scandicci Carlo Russo, i vertici dell'Arma nazionale e toscana Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia, l'imprenditore partenopeo Alfredo Romeo, da cui l'inchiesta ha avuto inizio, e l'ex onorevole Italo Bocchino, l'ad di Grandi Stazioni Silvio Gizzi, l'ex ad e l'ex presidente di Consip, Domenico Casalino e Luigi Ferrara, il dirigente della stessa centrale acquisti della Pa Francesco Licci e il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni.

Per le toghe romane che indagano sull'affaire Consip, insomma, i primi dodici mesi e la prima proroga non sono comunque stati sufficienti a considerare concluse le indagini preliminari. Sul punto della fuga di notizie, per la quale sono indagati appunto Lotti (favoreggiamento e violazione del segreto d'ufficio), Saltalamacchia e Del Sette, «sono tutt'ora in corso - scrivono Ielo e Palazzi nella richiesta - le attività istruttorie volte a ricostruire la catena di comunicazione all'interno della struttura gerarchica dell'Arma» e pure «i contatti tra le persone che legittimamente erano a conoscenza dell'indagine e gli indagati».

Anche su Tiziano Renzi, nonostante le molte anomalie emerse a proposito delle indagini sul suo conto, anomalie che avevano portato a indagare il pm napoletano Henry John Woodcock per falso in concorso con il capitano del Noe Scafarto, e sembravano aver fatto evaporare la consistenza delle accuse contro il babbo del segretario del Partito democratico, la procura di Roma (che per Woodcock e per la giornalista Federica Sciarelli in autunno ha chiesto l'archiviazione) non ha finito il suo lavoro.

«Per quanto attiene alla natura degli accordi illeciti tra Romeo e Russo, il ruolo di Bocchino e di Renzi - scrivono ancora i pm - sono in corso riscontri sui tabulati telefonici e attività di raccolta di informazioni da parte di persone informate sui fatti». Lavoro che va avanti, come «complessa attività di analisi della documentazione» già acquisita, anche per i manager di Consip che restano indagati sull'ipotesi di turbativa d'asta per le gare della centrale appalti e di Grandi Stazioni.

L'avviso della richiesta di proroga è poi partito dal gip romano, Gaspare Sturzo, ai dodici indagati, che avranno cinque giorni di tempo dalla notifica dell'atto per presentare memorie difensive. Di certo il termine per la fine dell'inchiesta slitterà a questo punto all'inizio dell'estate 2018, e dunque ben oltre il 4 marzo, data fissata per le prossime elezioni.

Se per la sindaca di Roma, Virginia Raggi, la richiesta del giudizio immediato ha permesso ai Cinque Stelle di risparmiarsi una campagna elettorale con l'etichetta di «rinviata a giudizio» appiccicata sulla sua amministratrice più in vista, la notizia della proroga delle indagini su Consip è invece una discreta grana per il gruppetto dei renziani coinvolti nell'inchiesta e per lo stesso segretario dem, che sperava in una richiesta di archiviazione per non dover fare i conti con l'indagine anche in campagna elettorale. «Noi aspettiamo la verità senza gridare», aveva scritto Renzi su Facebook a settembre, a proposito dei dubbi sulla trasparenza dell'inchiesta.

Ora gli toccherà aspettare ancora.

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