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Dai soccorsi ai centri di accoglienza La nuova mafia «nera» lucra sui profughi

La cupola nigeriana pericolosa come i clan italiani. Roberti: «Fa paura»

Dai soccorsi ai centri di accoglienza La nuova mafia «nera» lucra sui profughi

«Lo sapete che abbiamo una comunità criminale nigeriana in Italia che fa paura?». È stato il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti a lanciare l'allarme in una recente audizione alla Camera di fronte al comitato Schengen. Perché se le conseguenze visibili dell'immigrazione fuori controllo sono i reati commessi da irregolari spesso destinatari di ordini di espulsione mai eseguiti, a preoccupare le autorità è soprattutto la crescente «pericolosità» delle associazioni a delinquere che si nutrono delle masse di migranti dall'Africa. E anche la«connotazione mafiosa» dei sodalizi nigeriani che appaiono «ancora più strutturati delle mafie italiane».

L'ultimo rapporto della Direzione investigativa antimafia certifica come i tentacoli del crimine «nero» siano in grado di intrecciarsi e gonfiarsi con il fenomeno migratorio, di insediarsi nelle pieghe della solidarietà italiana e di utilizzarla agli interessi del loro business.

La Dia rileva come anche gli stessi centri di accoglienza che accolgono i richiedenti asilo diventino lo snodo logistico per gli affari illeciti: le organizzazioni nigeriane oltre ad aver «acquisito una connotazione transnazionale, forti dei collegamenti con i trafficanti operanti in Libia» hanno pure «ampiamente dimostrato una spiccata capacità nella gestione, in totale autonomia, di tutte le fasi della filiera del trafficking e dello smuggling». Un piano che va dal «reclutamento delle vittime» al «programmato abbandono in mare per provocare l'intervento di supporto» dei soccorsi; dall'approdo nei porti italiani sotto la protezione dell'azione internazionale alla «fornitura di documenti falsi per i trasferimenti, fino all'arrivo alla meta con l'inserimento nei mercati illegali». Il sistema è così collaudato che i clan sono «in grado di pianificare l'allontanamento dei migranti dai centri di accoglienza e il loro smistamento verso il centro-nord del Paese». Operazioni delle forze dell'ordine come «Black Axe» - che ha scoperchiato una cupola nigeriana dedita all'immigrazione clandestina alla prostituzione e al traffico di stupefacenti - hanno portato, nel secondo semestre del 2016, a intercettare 193 stranieri provenienti dal nord Africa e 58 dalla Nigeria coinvolti in reati di associazionismo tra cui quello mafioso. Ma le armi di chi indaga sono spuntate. Lo stesso Roberti ha ricordato che «abbiamo un grosso problema con la Nigeria»: il memorandum d'intesa siglato con quel Paese per contrastare la mafia transnazionale, infatti, non è mai stato attivato, «proprio per la resistenza dei nigeriani».

Sotto la lente degli investigatori, nel cono d'ombra in cui opera la criminalità sulle rotte del Mediterraneo, ci sono anche carichi di droga e possibili legami col terrorismo islamico nella gestione dei flussi di esseri umani. L'inchiesta in corso della procura di Como è sulle tracce di una rete di supporto logistico offerto ai migranti nel nostro Paese: il dubbio è che sia «controllato anche da soggetti nordafricani dei quali ipotizziamo legami con esponenti dello Stato islamico». Uomini collegati Califfato che operano in Europa - e in Italia - per smistare clandestini.

O radicalizzarli.

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