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"Fateli sbarcare dalla Diciotti" Così Mattarella scavalca Salvini

Dopo un braccio di ferro infinito la telefonata al premier e scatta l'ok all'attracco. Due indagati, ma nessun arresto

"Fateli sbarcare dalla Diciotti" Così Mattarella scavalca Salvini

Cantavano e ballavano gridando «Italia Italia» già dal pomeriggio, ma se alla fine il suolo di Trapani l'hanno toccato davvero devono ringraziare il Presidente della Repubblica Mattarella, che in serata ha preso in mano la situazione sbloccando uno stallo politico che per tutto il giorno ha tenuto la nave Diciotti e i 67 migranti a bordo bloccati al molo Ronciglio. Per la maggior parte di loro il peggio è finito ieri, anche se adesso tutti dovranno essere interrogati dai magistrati trapanesi per chiarire cosa è veramente successo a bordo del rimorchiatore Vos Thalassa. C'è veramente stato un ammutinamento nei confronti del comandante, per paura che invertisse la rotta e li riportasse in Libia, o si è trattato di un espediente di quest'ultimo per liberarsi in fretta dei migranti e non essere intrappolati in un nuovo caso politico come quelli di Aquarius e Lifeline? Questo dovranno stabilirlo il procuratore Alfredo Morvillo e i suoi colleghi. Per il momento ci sono due denunce a piede libero per il ghanese Hamid Ibrahim e il sudanese Ibrahim Bushara, accusati di concorso in violenza privata (anche se la posizione di uno dei due potrebbe peggiorare), si indaga su altre quattro persone e gli inquirenti sono convinti che tra le persone sbarcate ieri si nascondano anche due scafisti. Ma il quadro non è ancora chiaro.

L'unica cosa certa è che l'sos della Vos Thalassa alla sala operativa di Roma è effettivamente partito, dopodiché le parole del portavoce della società olandese proprietaria della nave hanno rimescolato le carte: «La situazione è stata ingigantita dai giornali - ha detto Cristiano Vattuone a La Verità -, non c'è stato nessun ammutinamento e nessuno è stato pestato».

Gli sviluppi processuali, comunque, passano in secondo piano rispetto ai risvolti politici di una giornata che è stata a dir poco convulsa. E che era iniziata col pugno duro di Matteo Salvini che negava l'attracco alla nave: «Non autorizzo nessuno a scendere dalla Diciotti - aveva detto - e se qualcuno lo fa al posto mio se ne assume la responsabilità. Se la colpa è dei migranti devono sbarcare in manette, se invece l'aggressione non c'è stata saranno gli armatori della Vos Thalassa a risponderne civilmente e penalmente». Perciò l'arrivo a Trapani, inizialmente previsto per le 8 di mattina, è più volte slittato anche per consentire un supplemento d'indagine agli uomini dello Sco e della Squadra mobile che da mercoledì sera erano saliti a bordo. In attesa del via libera la Diciotti ha trascorso la mattinata nel tratto di mare tra Birgi e Favignana e a un certo punto è anche tornata al largo, di fronte alle isole Egadi. Poi il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha rotto gli indugi autorizzando l'ingresso in porto e poco prima delle 15.

Nel frattempo, a terra, si giocavano tante partite diverse. In procura si è tenuto un vertice che ha ridimensionato le accuse a carico dei due presunti facinorosi. In prefettura è stato aperto un tavolo permanente per decidere sulla destinazione dei profughi col sindaco Tranchida che ha messo a disposizione alcune strutture cittadine. Ma mentre Toninelli e Salvini si passavano la palla («Ora l'ordine pubblico è di sua competenza» - diceva il primo - col leghista che teneva il punto spiegando che «prima di far sbarcare qualcuno vorrei sapere di chi si tratta») la decisione finale è passata sopra le loro teste.

A scendere pesantemente in campo è stato il Quirinale: Mattarella ha chiamato Conte e quest'ultimo ha ordinato di far sbarcare i profughi. Ovviamente tutto ciò non è piaciuto affatto a Salvini, il quale ha fatto sapere di accogliere con «stupore» l'intervento del Presidente della Repubblica e con «rammarico» la scelta della procura di non procedere con gli arresti. Insomma alla fine Salvini ha perso.

E adesso anche il contratto di governo potrebbe tornare in discussione.

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