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I Renzi torchiati dal giudice: "Mai pagato in nero nessuno"

Tiziano e Laura Bovoli davanti al gip hanno rigettato ogni accusa. Richiesta la revoca dei domiciliari

I Renzi torchiati dal giudice: "Mai pagato in nero nessuno"

Nessun luogo segreto. Ma semplicemente il tribunale di Firenze. Un suv coi vetri oscurati è uscito ieri mattina alle 10 dall'abitazione della figlia Matilde a Rignano sull'Arno dove Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli si trovano ai domiciliari da una settimana, nell'ambito dell'inchiesta della procura fiorentina che li vede indagati per bancarotta e false fatturazioni (per 700mila euro). Come prima tappa lo studio del loro legale Federico Bagattini, in via Il Prato a Firenze, per un briefing durato due ore. Alle 14,30 è iniziato davanti al gip Angela Fantechi (che ha disposto gli arresti domiciliari), l'interrogatorio di garanzia che si è svolto nella stanza del giudice al nono piano del palazzo di giustizia di Firenze.

Convocato anche Mariano Massone, l'imprenditore di Campo Ligure finito anche lui ai domiciliari, che è stato sentito per primo e che si è avvalso della facoltà di non rispondere chiedendo una modifica della misura cautelare. La seconda ad essere interrogata, per due ore e quaranta minuti, è stata Laura Bovoli: era presente insieme al gip il procuratore aggiunto Luca Turco e alle 17 è entrato nella stanza anche il procuratore capo Giuseppe Creazzo. La Bovoli si è dimessa mercoledì scorso dalla carica di amministratore della società Eventi6. Anche Tiziano Renzi, che aveva una posizione da agente di commercio, si è cancellato, situazione che annullerebbe il rischio di reiterazione del reato.

Alle 17,45 è toccato a lui: dopo un'attesa di più di tre ore in una stanza attigua è stato interrogato fino alle 19,35. «Ho risposto a tutto, sono soddisfatto», ha detto Tiziano uscendo dal tribunale alle 19,58. Renzi e Bovoli hanno anche presentato memorie difensive e documentazioni aggiuntive rispetto ad ogni addebito. «Abbiamo chiesto la revoca degli arresti domiciliari per la totale insussistenza delle esigenze cautelari. Ora sono pensionati», hanno detto i legali definendo l'interrogatorio «una mezza maratona» per la lunghezza delle deposizioni. Il pm Turco ha 48 ore di tempo per esprimere il proprio parere.

«Vorrei essere un po' più ardito rispetto al senatore Renzi: perché andare a processo quando c'è un passaggio rispetto alla possibilità di archiviazione?», ha detto polemicamente l'avvocato Bagattini riferendosi all'ex segretario del Pd che aveva suggerito al legale di chiedere subito il processo per dimostrare l'infondatezza delle accuse nei confronti dei suoi genitori. Tiziano Renzi ha spiegato la «filosofia» della Eventi6, che si fonda sull'appoggiarsi a cooperative per i lavori dei committenti, che a loro volta contano su dipendenti con contratti a tempo determinato.

Tiziano continua a sostenere la sua completa innocenza: «Non abbiamo lavoratori in nero». Ma nelle 96 pagine dell'ordinanza del gip di Firenze compare la testimonianza di Luigi Corcione, ex lavoratore della coop Delivery Service di cui, secondo l'accusa, i genitori di Renzi sono considerati gli amministratori di fatto: «Ero a nero e il mio compenso lo prendevo in contanti». Anche Antonello Gabelli, ex collaboratore di Tiziano è stato sentito dai pm: «Il padre di Renzi mi dava i soldi per pagare i lavoratori in nero». Gabelli racconta che «con Tiziano abbiamo iniziato a operare quando la Delivery non era ancora attiva e quindi non era pronta per le assunzioni. I portalettere lavoravano su strada in nero. Ma dovevano essere pagati e allora Tiziano mi diceva: Antonello, ti spedisco i soldi sul conto». Tiziano Renzi «ha fatto girare sul mio conto 40-50mila euro ogni 30 giorni. Soldi che servivano per pagare in nero i postini».

Secondo l'ex collaboratore, Tiziano aveva bisogno di «appoggiarsi a qualcuno» per muoversi nel mondo dei volantini e «ha usato come stampella Massone», quello che lui considerava «il vero diavolo». «Lavoro nero, macero, sovrafatturazioni.

E poi magari si va a mangiare il tartufo, tanto si inserisce come spesa a bilancio».

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