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L'ultima ideona del Pd: "Requisire gli alloggi sfitti"

Il progetto di Majorino, assessore di Sala a Milano: creare un ente per assegnare gli immobili inutilizzati

L'ultima ideona del Pd: "Requisire gli alloggi sfitti"

Case sfitte tolte ai proprietari e assegnate a chi ne ha bisogno. La sinistra ripercorre le strade dell'ideologia. E - alle prese con le emergenze infinite della povertà e dell'immigrazione - torna nel luogo esatto in cui il nuovo dogma dell'accoglienza incontra gli antichi tic dell'anticapitalismo. Quel luogo è, appunto, la proprietà privata. Deve considerarla carta straccia, o poco più, l'assessore al Sociale del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino. Uomo forte dell'amministrazione guidata da Beppe Sala, recordman di preferenze alle Comunali dello scorso anno, artefice del discusso modello milanese di accoglienza «Senza muri», Majorino ieri ha spiegato la sua proposta: un «ente nazionale» che «prenda temporaneamente in gestione tutte le proprietà private sfitte e inutilizzate», con l'obiettivo di «dare ospitalità temporanea a chi - italiano o straniero proprio non importa - non ce la fa». L'assessore, esponente di punta della sinistra interna al Pd, ha affidato questa sua idea a un intervento su Facebook che la presenta come frutto di un dialogo con una cittadina. E ha parlato di «una grande banca dati» in cui inserire l'elenco delle unità immobiliari poste al servizio di questo enorme piano burocratico sociale: case sfitte, caserme e beni confiscati alla mafia.

Dei beni pubblici confiscati alle mafie ha parlato un altro esponente del Pd, il presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro, che ha chiesto di costituire due fondi: uno per pagare i dormitori, l'altro per finanziare gli investimenti nella ristrutturazione di immobili pubblici - come quelli confiscati alle mafie appunto - che necessitano di alcuni lavori prima di essere usati. Tre le emergenze citate da Decaro: chi ha perso casa e lavoro, i senza fissa dimora e «gli ex migranti che escono dal sistema di protezione governativo». E in questo clima che è maturata anche l'uscita di Majorino, già assessore nell'era di Giuliano Pisapia, che inserì nel regolamento edilizio la possibilità per il Comune di eseguire una «requisizione» degli immobili abbandonati.

L'idea della requisizione torna oggi sulla scia del caso di Roma, dopo le tensioni seguite all'intervento di piazza Indipendenza, dove un palazzo occupato da rifugiati è stato sgomberato. L'azione decisa dalle istituzioni è stata criticata dalla sinistra più radicale, ma anche da alcuni esponenti democratici vicini al segretario dem Matteo Renzi, come il ministro (e numero due del partito) Maurizio Martina. Anche il presidente Pd, il romano Matteo Orfini, si è mostrato scettico sull'operazione, scrivendo che «non si risponde alla povertà con le cariche».

E anche le gerarchie ecclesiastiche sono scese in campo. All'Aquila il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha voluto «riaffermare il sacrosanto principio cristiano di salvaguardare sempre l'incalpestabile dignità di ogni persona umana a cui non si può mai negare una cura premurosa e un ricovero dignitoso».

«Sia che si tratti di cittadini italiani che di migranti» ha sottolineato.

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