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Madrid ripudia il governo dei catalani

Due ministri sono in carcere e due latitanti. Rajoy: "È una provocazione"

Madrid ripudia il governo dei catalani

Madrid - Due consiglieri sono in carcere, altri due latitanti. Per il premier Mariano Rajoy il neo Govern catalano del presidente Quim Torra è già nato con i peggiori auspici e, più che un messaggio di distensione, dopo mesi di braccio di ferro tra Capital e Comunità autonoma riottosa, l'esecutivo di Barcellona sembra sfidare apertamente la delicata convivenza tra gli spagnoli e i catalani.

Ieri dalla Moncloa, Rajoy ha ribadito che «il blocco della formazione del Governo della Catalogna» proprio per la presenza di Josep Rull e Jordi Turull, consiglieri-ministri in carcere a Soto de Real accusati di disobbedienza, ribellione e malversazione di fondi pubblici, e, attualmente, in attesa del processo che si istruirà in autunno. Inoltre, Rajoy non ha gradito le nomine di Lluis Puig e di Toni Comin, poiché i due sono latitanti, protetti dalle leggi del Belgio. Ai quattro, ex uomini dell'ex presidente latitante a Berlino, Carles Puigdemont, spettavano i dicasteri di Territorio e Sostenibilità, Cultura e Sanità. Ministeri che sono stati dichiarati «non operativi» e, quindi, «bloccati» dal commissariamento di Madrid, in base all'articolo 155, non ancora decaduto e che dovrebbe con la formazione di un nuovo esecutivo.

Nei giorni scorsi, dopo l'elezione di Quim Torra a presidente della Catalogna, con 66 voti favorevoli e 65 contrari, il neo eletto aveva dettato la sua linea politica: una continuazione «più dura e decisa» che ripartiva dal referendum di autodeterminazione del primo ottobre 2017, dichiarato illegale da Madrid e dalla Corte Costituzionale. Tuttavia Turra, aveva anche aperto al dialogo con il Gobierno, chiedendo un incontro e, soprattutto, il decadimento dell'articolo 155 e del commissariamento, «senza condizioni». Parole che erano cadute nel vuoto fino sabato sera, quando Rajoy aveva indirizzato un monito preciso: «Il commissariamento in Catalogna permarrà se sussisteranno azioni in contrasto alla Legge e alla Costituzione». Turra, però, più che sordo agli avvertimenti «centralisti statalisti», era andato dritto per la sua strada, procedendo all'investitura di quattro poltrone vuote di ministri incarcerati e latitanti. Un gesto che ha fatto infuriare Rajoy che ha deciso di «congelare tutto l'esecutivo catalano».

Anche Inés Arrimadas, leader di Ciutadans, il partito più votato e più forte degli unionisti, ha definito una «provocazione» la scelta di Torra e ha chiesto a Rajoy di proseguire con il commissariamento dell'autonomia regionale.

A parte i quattro consiglieri fuorilegge, nel nascente Govern di Barcellona, due sono le figure forti: Elsa Artadi, braccio destro di Puigdemont che prenderebbe la Giustizia e agli Interni, Pere Aragonés, sostenuto dall'ex vice presidente Oriol Junqueras, in carcere da novembre.

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