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Mafia a Roma, nessuno vuole tradurre i dialoghi tra i rom e il processo si ferma

Il processo contro il clan di Ostia rischia di arenarsi. Mancano gli interpreti disposti a tradurre i dialoghi in sinti

Mafia a Roma, nessuno vuole tradurre i dialoghi tra i rom e il processo si ferma

Il processo contro il clan di Ostia rischia di arenarsi. Mancano gli interpreti disposti a tradurre i dialoghi in sinti. Il presidente del tribunale di Roma, Mario Bresciano, rivela Repubblica, ha esposto il problema al ministro della Giustizia Andrea Orlando:con una lettera in cui scrive:"La questione degli interpreti che hanno timore di ritorsioni dei clan e dunque si rifiutano di tradurre è gravissima. Quando mi è stato rappresentato il caso ho scritto a tutti i presidenti distrettuali. I colleghi di tutta Italia hanno lo stesso problema. Chiedo dunque al ministro della Giustizia di intervenire. Basterebbe un cambio della normativa o un'estensione della legge riservata ai collaboratori sotto copertura per garantire anonimato a questi interpreti rom".

Il problema è venuto alla luce mesi fa quando, durante il processo per estorsione con l'aggravante del metodo mafioso contro Carmine Spada, capoclan della famiglia rom di Ostia, cugino dei più noti Casamonica, il pm Mario Palazzi lo ha esposto alla corte. Gli interpreti si sono rifiutati di presentarsi in Aula quando è arrivato il momento di confermare quanto loro avevano tradotto. Preferiscono essere denunciati per favoreggiamento piuttosto che essere presi di mira e subire così ritorsioni dal clan mafioso.

"È un problema enorme, che esiste e va assolutamente affrontato - sostiene Rodolfo Sabelli, presidente dell'Associazione nazionale magistrati - non riguarda solo Roma, in tutta Italia non si trovano persone disposte a collaborare con la giustizia quando si tratta di dialetto sinti. Il problema del rischio si pone per gli interpreti quando si tratta di lingue o dialetti particolari, parlati da comunità piuttosto ristrette. Gli interpreti sinti vanno tutelati con un intervento sulla normativa specifico che garantisca un regime speciale". Il silenzio degli interpreti rischia di bloccare decine di inchieste contro la criminalità organizzata romana di etnia rom che controllano almeno due quartieri chiave della Capitale. Del problema si è interessato anche il senatore Stefano Esposito, commissario straordinario del Pd di Ostia:"Ho già parlato col ministro Andrea Orlando e con la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi e voglio prendere un impegno serio nei confronti dei magistrati romani che stanno facendo passi da giganti in una città come Roma dove l'esistenza della mafia è stata per anni negata. È sconcertante che i clan rom la facciano da padroni e continuino a terrorizzare e intimidire chi contribuisce alla legalità, gli interpreti sinti nella fattispecie. Mi batterò perché vengano date risposte serie e concrete.

È ora che lo Stato tiri fuori le unghie e dimostri che è più forte di loro".

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