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Niente sfilata, Di Maio diserta Fazio

Salta l'intervista a Che tempo che fa. E nel Movimento sale la tensione

Niente sfilata, Di Maio diserta Fazio

Non è ancora tempo di annunci. Eppure, secondo Luigi Di Maio, «stiamo scrivendo la storia». Così ha detto il capo politico del M5s uscendo dal Pirellone a Milano, dove gli sherpa leghisti e grillini, stanno scrivendo il contratto di governo. Il leader del M5s, dopo un'accelerazione sottotraccia per ottenere la premiership, un ruolo al quale fino all'ultimo ha tentato di non rinunciare, ha dato buca a Fabio Fazio. La comunicazione stellata, nel tardo pomeriggio di ieri, ha fatto sapere che Di Maio non sarebbe stato ospite nel salotto televisivo di Fabio Fazio a Che tempo che fa. Il fuori programma sarebbe dovuto all'impasse sul nome del candidato premier.

Proprio per questo motivo, lo staff del candidato premier grillino, ha preferito evitare fughe in avanti sul piccolo schermo. E nonostante la soddisfazione ostentata all'uscita dagli incontri milanesi, nel cerchio magico di Di Maio, è comunque forte la delusione per la mancata salita a Palazzo Chigi. Sfumata definitivamente nella giornata di ieri, dopo altri tira e molla e continue offerte alla Lega per far sì che al capo politico fosse assegnato il ruolo di presidente del Consiglio. Una pretesa alla quale Di Maio, a quanto filtra da ambienti pentastellati, ha rinunciato soltanto in extremis, messo alle strette dalla possibilità che la trattativa saltasse sulle sue ambizioni personali.

Ma, fiutando l'aria che si respira all'interno del Movimento, la presenza di Di Maio sullo scranno più alto del nascente esecutivo sarebbe dovuta servire anche come garanzia di unità del M5s stesso. Perché, se in pubblico i parlamentari grillini dell'ala critica restano in silenzio, in privato non tutti sono entusiasti dell'alleanza con la Lega. E il punto di caduta sul «nome terzo» è stato un ulteriore compromesso per evitare il rischio di un premier leghista. Eventualità che avrebbe potuto creare non pochi problemi interni a Luigi Di Maio. E con il suo linguaggio criptico, un paio di avvertimenti li aveva mandati anche Beppe Grillo. Sabato da Roma il comico ha liquidato con un gelido «non mi occupo di queste cose» la patata bollente del dossier sul contratto di governo. Salvo poi aggiungere, quasi come un salvacondotto: «Luigi è in gamba, ci pensa lui». Nella stessa serata, prima dello spettacolo di Isernia, il garante ha «scherzato»: «Ora che hanno riabilitato il nano, speriamo si torni al voto, altrimenti il mio repertorio ne risentirebbe». L'unica a non risparmiare le critiche più o meno esplicite è la senatrice ortodossa Paola Nugnes. La parlamentare vicina a Roberto Fico, ieri ha scritto su Facebook: «Il sovranismo e il nazionalismo sono concetti rivelatisi nella storia sempre pericolosi perché conseguenti ad idee e visioni di chiusura, di respingimento e non di inclusione e di accoglienza, divisive e non inclusive delle differenze tra gli esseri umani».

Salvini è avvisato.

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