Politica

Otto imprenditori su dieci ora bocciano i gialloverdi

Il giudizio di 200 industriali riuniti a Cernobbio è netto: misure spot e opere bloccate ci affossano

Otto imprenditori su dieci ora bocciano i gialloverdi

L' anno scorso il sentiment in riva al Lago era positivo. Gli imprenditori si erano innamorati del governo gialloverde, fresco come una rosa. Un anno dopo lune di miele e amori sono solo un ricordo, pallido come il sole che non riesce a bucare le nuvole. L'assise di Cernobbio infilza l'esecutivo Conte e la sua politica economica, bocciata senza pietà da una platea disillusa e preoccupata. I 200 capitani d'industria presenti a Villa d' Este affondano l'operato del governo e i numeri sono definitivi. Da Caporetto: l'80,2% dei votanti condanna un'azione sempre più approssimativa e confusa, ripiegata su due misure simbolo che sollevano le ironie degli industriali: quota 100 e, soprattutto, il reddito di cittadinanza. Nel 2018 il 66,3% della platea era disposto a scommettere sul nuovo che avanza. Ma alla prova dei fatti il cambio non ha funzionato.

Certo, al Workshop Ambrosetti nessuno si nasconde le difficoltà sulla scena internazionale: l'economia dei paesi Ocse sta frenando e le criticità sono moltissime, ma come notava l'amministratore delegato di The European House - Ambrosetti Valerio De Molli, nell' intervento pubblicato ieri dal Giornale, siamo comunque, nel perimetro Ocse, a 27 trimestri consecutivi di crescita, un record dalla Seconda guerra mondiale, e solo per Italia e Turchia si prospetta un 2019 con il segno meno.

È una caduta imbarazzante, puntualmente registrata con il capovolgimento degli umori a Cernobbio, polso del Paese e delle sue aspettative. Certo, si può sempre sostenere che questa sia solo la vetrina dei soliti poteri forti, cosi distanti dal popolo e dai populisti oggi alla moda. Ma la verità è forse più modesta e meno tenebrosa. I ministri e i partiti litigano su tutto: dai rimborsi ai truffati, oggetto di un interminabile valzer, alla Tav, congelata e scongelata a giorni alterni. Caos: il Paese è sul bordo infido della stagnazione. I big del Palazzo non si fanno vedere, a conferma che simpatie e sguardi carezzevoli sono ormai un cimelio. Il meeting di marzo non ha lo spessore di quello di fine estate, appuntamento imprescindibile per tutta la classe dirigente, ma il barometro posizionato sul lago di Como segnala comunque temperature sempre più fredde. Ci mette la faccia solo il viceministro dell'Economia Massimo Garavaglia che poi trasforma l'annunciata conferenza stampa in un dribbling fra le domande dei giornalisti. Il suo sembra quasi l'interrogatorio di un imputato di reato connesso: «Non commento». «Non rispondo». «Vedremo lunedi». Due minuti e via. Davanti alle critiche degli analisti, Garavaglia si mostra ottimista: «Il reddito di cittadinanza non è solo inclusione e lotta alla povertà, ma rappresenta una sterzata per l'occupazione». E si aggrappa ai numeri di un'esperienza pilota della Regione Lombardia: «La buona prassi della Regione ha generato 100mila posti di lavoro». Che non sono il milione e mezzo cui si guarda, ma sarebbero pur sempre qualcosa. Ma a Milano non si passava per i Centri per l'impiego e soprattutto si utilizzava la stanza di compensazione del lavoro a tempo determinato.

«Questo modello è fuori dalla realtà, deluderà gli italiani», sintetizza senza giri di parole l'ad di Openjobmetis Rosario Rasizza, uno dei leader del settore E pure la bandiera gialloverde viene arrotolata.

Commenti