Politica

Quel picnic sull'erba che ricorda Manet

di Luca Beatrice

N el 1910 a San Martino di Castrozza, Trentino orientale, si passava la domenica con il classico picnic tra le valli, all'aperto. Un bel modo per trascorrere una giornata di festa di due uomini e quattro donne, dall'eleganza sobria tipica della borghesia di paese o della piccola aristocrazia terriera, ad eccezione dei cappelli delle donne, ornati di nastri fino all'esagerazione.

All'inizio del Novecento la fotografia ha definitivamente preso il posto della pittura nella rappresentazione della realtà. Lo sanno bene proprio i pittori, il nostro Michetti, il francese Bonnard, che ormai abitualmente utilizzano gli apparecchi dell'epoca per documentare, seppur in posa statuaria e innaturale, frammenti di vita vera.

È già passato quasi mezzo secolo da quando Edouard Manet dipinse «Le déjeneur sur l'herbe», uno dei quadri più famosi dell'Impressionismo, destinato a dare scandalo per l'inserimento, che a molti apparve gratuito, di una donna nuda in primo piano seduta tra due uomini vestiti, mentre sullo sfondo un'altra donzella, appena protetta da un velo bianco, è chinata a raccogliere i fiori.

La forza dell'opera di Manet, in netto anticipo come tutti quelli che vivevano a Parigi nell 800, sta nell'aver creato uno stereotipo pittorico che, citando gli antichi maestri, si snoda fino a Picasso. Questo nonostante la temperie dell'avanguardia dimostri tutta l'intenzione di spazzare via il tema del reale nella pittura. Ma in provincia la vita scorre più lenta, si attardano i costumi del XIX secolo. Più che Manet, questa foto ricorda il delizioso film di Bertrand Tavernier, «Un dimanche à la campagne», che nel 1984 vinse il Festival di Cannes. Il periodo coincide con la nostra foto, il 1912; è il racconto della ritualità pigra della domenica di un pittore, Ladmiral, ormai vecchio, in attesa dei figli, che vivono in città e hanno preso le abitudini metropolitane, per il pranzo in famiglia. La domenica favorisce l'ozio, la noia, la conversazione fine a se stessa, ma anche il tempo della riflessione e della memoria, l'antico Ladmiral attende la fine della giornata, il congedo dei parenti, per abbandonare il quadro in lavorazione e affrontare il mistero della tela bianca.

La vita che scorre in una sola inquadratura. Se a Milano il Futurismo è diventato l'arte del nuovo secolo, a San Martino qualcosa ci riporta indietro, a soleggiate atmosfere d'antant, quando l'estate sta per diventare autunno.

Le prime foglie cadono, qualcosa rifiorisce.

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