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Renzi affida il simbolo del Pd al tesoriere Bonifazi

Una modifica dello Statuto del Pd prevede che in caso di cessazione della carica di segretario la disponibilità del simbolo vada al tesoriere. Quindi nelle mani del "fedelissimo" Francesco Bonifazi, considerato membro del "Giglio magico"

Renzi affida il simbolo del Pd al tesoriere Bonifazi

Una volta i simboli erano tutto. Pensate alla falce e martello del Pci, allo scudo crociato della Dc, all'edera del Pri, alla rosa nel pugno dei Radicali o al garofano del Psi (anche se quest'ultimo arrivò solo con Craxi). Poi, con l'avvento della Seconda Repubblica, i simboli sono diventati un po' meno importanti. Nel senso che ne sono arrivati di nuovi, ma si sono continuate a combattere vere e proprie guerre, nei tribunali, per conservarne il diritto d'uso. Questioni politiche ma non solo. Ci sono di mezzo anche aspetti economico-finanziari, culturali e, perché no, persino sentimentali.

Oggi, nel pieno della profonda crisi che investe il Pd, si scopre che Matteo Renzi intende blindare il simbolo del partito, affidandolo a un suo fedelissimo, il deputato Francesco Bonifazi, avvocato, noto un tempo come Bonitaxi (perché scorazzava Renzi con la sua auto) ed ex fidanzato di Maria Elena Boschi.

Come riporta l'Huffington Post a tutti coloro che parteciperanno all'assemblea del partito, convocata per domenica prossima, è giunta via mail oltre alla convocazione anche una proposta di modifica dello statuto del partito. Tra le altre cose si legge: "Nei casi di cessazione della carica del Segretario nazionale così come previsti dagli artt. 3 e 4 del presente Statuto e sino all’elezione del nuovo segretario nazionale, al Tesoriere nazionale sono attribuiti i poteri e le funzioni di cui all’articolo 3, comma 4 del presente Statuto". Ma cosa dice questo comma?Leggiamolo: "Il Segretario nazionale è titolare del simbolo del Partito democratico e ne gestisce l’utilizzo, anche ai fini dello svolgimento di tutte le attività necessarie alla presentazione delle liste nelle tornate elettorali". In altre parole, pieni poteri al tesoriere, ovvero a Bonifazi.

Anche se Renzi se ne va, le chiavi del partito, cioè la cosa più importante (il simbolo) restano al suo fedelissimo tesoriere. Considerato anche lui parte del "giglio magico" renziano, accanto alla Boschi e Luca Lotti. Non sarà il presidente Matteo Orfini, dunque, ad avere la disponibilità del simbolo. E neppure un segretario pro tempore, come avvenne per Guglielmo Epifani (dall'11 maggio al 15 dicembre 2013) dopo le dimissioni di Bersani. La modifica dello statuto conferma, forse, che l'era del Pd è ormai al tramonto: inizia l'era del PdR.

Il Partito di Renzi.

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