Elezioni Politiche 2018

La sfida di Berlusconi: "Più forti che mai Arriveremo al 45%"

Fi, Lega, Fdi e quarta gamba stilano il piano di governo. La promessa: «Niente accordi con il Pd»

La sfida di Berlusconi: "Più forti che mai Arriveremo al 45%"

«Credo che la coalizione di centrodestra di oggi sia molto più forte di quelle precedenti», assicura Silvio Berlusconi. Larghe intese? Inciucio? «Basta una stretta di mano, non serve firmare un patto - garantisce il leader di Forza Italia-. Fi è già salita di 4 punti, conto che la coalizione arrivi al 45% e dunque è irrealistico pensare ad un accordo con la sinistra».

Il Cavaliere è il primo ospite del nuovo talk di Rai2 «Kronos-il tempo della scelta». Gli autori hanno promesso agli invitati «una poltrona scomoda» e il presidente azzurro si trova a destreggiarsi tra domande e provocazioni di Annalisa Bruchi, che conduce con Giancarlo Loquenzi, e del direttore del Messaggero Virman Cusenza.

Le regole del talk prevedono delle carte da giocare, nel dibattito. Si comincia con i 5 colpi di Stato che avrebbero ribaltato la volontà popolare, da Mani pulite al 1994 al 2013, con la condanna Mediaset e l'estromissione da senatore per la legge Severino. «Eppure sono ancora qui - dice Berlusconi-, con tutto quello che hanno fatto per eliminarmi. La nostra democrazia in 25 anni è stata massacrata. Ma con le prossime elezioni gli italiani possono di votare per ritrovare una vera democrazia e libertà».

Per Cusenza, tecnicamente non si tratta di golpe ma nella sostanza... E chiede se oggi nel centrodestra pesa più la voglia di vincere che l'unitarietà del programma. «No - ribatte Berlusconi- ,abbiamo un programma comune, definito proprio in questi giorni per quella rivoluzione liberale che in passato la non lealtà degli alleati non ci ha consentito di realizzare. Non io ho coniato la definizione di colpo di stato, ma il più importante filosofo tedesco Jürgen Habermas, che ha scritto di un tranquillo colpo di Stato, ripetuto per 5 volte». Sostiene che nel 2011 ci fu una regia molto precisa dell'allora residente della Repubblica, cominciata l'anno prima. «Abbiamo saputo da un inserviente del Quirinale che si svolsero riunioni al Quirinale in cui si parlò di un problema Berlusconi: la sinistra aveva paura di non liberarsi più di me e coinvolse prima Fini e altri ex An». Furono «dimissioni imposte», sottolinea, in quello come in altri casi.

Sulla Flat tax Berlusconi dice che si tratta della «soluzione» per la crisi delle imprese, che ha portato tanti imprenditori al suicidio. Sono loro, sostiene, «i veri eroi di oggi, perché la pressione fiscale con la pressione burocratica rende difficile fare impresa». E aggiunge: «Questa tassa ha del miracoloso perché non è un costo, per i conti dello Stato, ma è, a regime, un guadagno. Dovrebbe portare un'entrata nei prossimi 5 anni di 130 miliardi di euro in più nelle casse dello Stato». Ricorda l'esperienza di Hong Kong, di Kennedy e reagan, nega che ci sia un problema di coperture. Così, aumenteranno le entrate, né c'è il rischio di avvantaggiare i ricchi sui poveri, perché c'è la no flat area per gli indigenti. Il leader di Fi sottolinea che con la Flat tax «chi introita fino a 12mila euro l'anno non pagherà nessuna tassa, mentre chi introita da 13 mila in su pagherà il 23%»

L'altro tema è l'immigrazione e lo Ius soli. «Benvenuti i bravi ragazzi che devono avere la cittadinanza - dice il Cavaliere-, ma in questo momento i mercanti di esseri umani utilizzerebbero la legge per far credere che sia facile ottenerla in Italia. E poi non credo che debba avere la cittadinanza chi discrimina le donne o gli ebrei, bisogna avere dei requisiti». Si tratta di opportunità, dunque, ed «è necessario rimandare». Il ministro dell'Interno Minniti? «Ha seguito un po' quello che stavamo facendo, ma non con sufficiente determinazione. Con gli ultimi governi sono arrivati 600 mila immigrati e molti vivono delinquendo», spiega il Cavaliere. E sul governatore del Lazio conferma che ancora bisogna decidere con gli alleati.

«Abbiamo in testa una soluzione - dice Berlusconi -, ma non posso parlarne oggi».

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