Politica

Il tesoretto di Grasso è in vendita

Vi sembra normale che la seconda carica dello Stato voglia usare i propri deputati per fare alleanze con chiunque?

Il tesoretto di Grasso è in vendita

Il presidente del Senato due sere fa ha messo la faccia in tv, presentandosi come nuovo leader politico.

È incredibile, dal punto di vista formale, come tutti i politici si siano berlusconizzati. Tutti si prestano a mostrare il proprio simbolo con un cartoncino in mano. Ve la potevate immaginare la Iotti, con una falce e martello stilizzata tra le sue dita durante una campagna elettorale? Ormai anche gli insospettabili sembrano avere il kit del candidato in tasca, anche se lo descrissero come la fine della politica, come la nascita del partito di plastica. Ironia della sorte, il marketing ha vinto, proprio quando, come insegna il caso Trump, per vincere servono gli algoritmi, e non più i sondaggi.

Grasso ha giocato il suo bitcoin. Che per ora il mercato valuta in un'ampia forchetta (in finanza si direbbe denaro-lettera) che va dal 6 al 10 per cento dell'elettorato. Il che vuole dire tra i 25 e i 40 deputati. Il presidente del Senato ha infatti detto: «Costruiremo un tesoretto che magari sarà utile». Perbacco. Il partito formatosi anche e soprattutto per l'allergia al nuovo sistema elettorale (il cosiddetto Rosatellum) rischia di essere l'unico ad affermare esplicitamente che userà i propri eletti (il tesoretto) come più gli aggrada, il giorno dopo i risultati elettorali. Insomma chi più odia il Rosatellum, maggiormente ne sfrutterà i suoi lati oscuri.

Ma a voi sembra normale che la seconda carica dello Stato, prima carica, per interposta persona, della sinistra antirenziana, dica implicitamente che utilizzerà i propri deputati per fare alleanze con chiunque. I «grassini» potranno dunque allearsi con i grillini, ma anche con i «renziani» o, perché no, anche con i berlusconiani se dovesse esserci il governo del presidente. Non bisogna dimenticare che ognuno, come Pif insegna, si può raccontare il passato che vuole. Tanto più che Grasso fu, in tempi antichi, molto criticato per il suo atteggiamento non apertamente ostile proprio nei confronti di Silvio Berlusconi.

In questo grande abbraccio, si tiene tutto. È un po' come il simbolo di Liberi e eguali. L'hanno dovuto cambiare all'ultimo, perché «liberi» rischia di rappresentare un problema di genere (pensate un po' che follia) soprattutto se si vuole imbarcare Laura Boldrini, e le foglioline possono dare una spruzzata verde, ma essere anche misogine.

Si tengono i gruppettari reduci da Rifondazione comunista e i magistrati della legalità siciliana, gli ex democristiani e i comunisti. Come si poteva, in effetti, immaginare che da questo brodo non uscisse una politica di «mani libere» sulle alleanze?

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