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Toh, Macron il "solidale" respinge i migranti al confine

Il nuovo presidente francese idolo della sinistra parla di accoglienza come «dovere e onore». Ma chiude la frontiera

Toh,  Macron il "solidale" respinge i migranti al confine

Guardate le foto che campeggiano in questa pagina. Parlano di due mondi, naturalmente. Realtà che viaggiano in parallelo nello spazio-tempo e sarebbero destinate a non incontrarsi mai se non per un caso beffardo. Il caso è interpretato da quel simpatico giovanotto che respinge con stile la pallina da tennis (che viene da «tenez!», non dimentichiamolo). Sarebbe vissuto milionario alla banca Rotschild o nell'élite dell'amministrazione francese, se a un certo punto il destino (forse incarnato dalla moglie Brigitte, dicono) non gli avesse assegnato da qualche mese la responsabilità di salvare la Francia e, con essa, l'Unione europea e, dunque, la civiltà europea.

Non lo diciamo noi in un impeto estatico, o per folle piaggeria o perché il giovanotto ci convince. Lo dice lui, Emmanuel Macron, nuovo idolo della sinistra italiana. Convinto che gli Usa «amano la libertà quanto noi, ma non hanno il nostro gusto per la giustizia». Già, perché «l'Europa è il solo luogo al mondo dove le libertà individuali, lo spirito democratico e la giustizia sociale si sono sposati fino a questo punto. Il punto è se l'Europa riuscirà a difendere i suoi valori profondi, dei quali ha irrigato il mondo per decenni...». Bello, anzi figo come il giovanotto e l'abito che indossa. Frutto di educazione che prende il via dai padri gesuiti, passa per la filosofia di maestri quali il moralista Paul Ricoeur e il marxista Ètienne Balibar. Pur restando però il fulcro la nonna con la quale cresce (pare che i genitori, entrambi medici, lo snobbassero un po'), che dai cinque anni in su gli insegna a leggere. E che letture raffinate: Gide, Giono, fino a Camus, affrontato da adolescente. Ma perché riaffrontiamo, noi, l'excursus honorum dell'uomo che ha stregato la Francia e, subito dopo, l'Europa passando per Frau Merkel? Forse perché, come lui stesso dice subito dopo aver raggiunto l'apice, «con la mia elezione inizia la rinascita della Francia e spero europea». Per farlo, «dobbiamo giocare sul pilastro della responsabilità e insieme su quello della solidarietà». Infatti «il sistema attuale fa portare solo su alcuni Paesi tutto il peso e non potrà resistere alle prossime ondate migratorie».

Questo il punto. Macron ha il pallino delle grandi migrazioni: comprende che il fenomeno «non è passeggero» e spiega che si tratta di «una sfida comune». È stato «un errore non ascoltare l'Italia mentre annunciava l'ondata che arrivava». Così come è un errore «la mancanza di solidarietà per ripartire il fardello». Perché «accogliere i rifugiati è un nostro dovere e un nostro onore». Certo, meglio se talentuosi, come ha detto richiamando a Parigi le migliori menti d'ogni Paese. Ma anche nel caso di quelli che non possono aspirare all'asilo, i migranti economici, occorre «dare solidarietà quando uno dei Paesi nostri vicini deve far fronte ai massicci esodi». E, tramite prefetti pochi giorni fa, è stata impartita istruzione alle forze dell'ordine «di mostrare maggiore flessibilità nei confronti delle persone che soffrono». E umanità, «perché non possiamo trattare le donne e gli uomini come se fossero solo numeri». O palline da tennis, magari. Ecco, ora sarebbe d'uopo riguardare ancora una volta le foto, sapendo che tra ieri e l'altro ieri circa 400 migranti accampati lungo un fiume nei pressi di Mentone hanno varcato la frontiera e la Francia, come un sol uomo, ce li ha rispediti indietro. «Italia trattata come un grande hotspot a cielo aperto», lamenta il deputato leghista Grimoldi. Di sicuro presa, come si dice?, per i fondelli. La situazione ha portato il vescovo di Ventimiglia, monsignor Suetta, a rinnovare l'appello alla Ue e alla Francia per risolvere «una situazione insostenibile». Insostenibile come la chiacchiera di quel giovanotto? Sì, proprio quel signore in grisaglia che beffardamente rispedisce le «palline» indietro.

Tenez!, voilà.

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