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Il trucco di Boldrini per sponsorizzarsi: ricattare il Pd su ius soli e diritti

Il trucco di Boldrini per sponsorizzarsi: ricattare il Pd  su ius soli e diritti

Tira aria da campagna elettorale, a sinistra del Pd. E da una resa dei conti che dopo aver fatto pezzi la narrazione dei mille giorni si sposta ora sul terreno minato dei provvedimenti non approvati. A colpi di accuse e rivendicazioni. Perché se la legge elettorale prima e lo psicodramma della scissione poi hanno paralizzato il dibattito politico, da due mesi e mezzo hanno anche mandato in stallo il lavoro del Parlamento. Dove giacciono, dopo il referendum, ddl chiave dell'era renziana, incardinati, approvati dalla Camera, mediati, infine imbrigliati nel ping pong del bicameralismo.

Bandiere politiche dell'esecutivo come lo ius soli, il reato di tortura, la riforma della giustizia, la legge contro l'omofobia, la delega sulla lotta alla povertà, sono arenati a Palazzo Madama. Con numeri che erano già ballerini prima dello strappo in casa Pd ora rischiano di finire su un binario morto. Ecco perché quello arrivato ieri dalla presidente della Camera Laura Boldrini, più che un avvertimento è una pistola carica contro dem e relativi scissionisti. «Con tutto il rispetto per quello che sta accadendo nel Pd, e anche in Si, vorrei che si superasse questo momento perché abbiamo molti provvedimenti al Senato, già approvati alla Camera, che rappresentano un patrimonio. C'è il pacchetto diritti e manca, probabilmente, la volontà politica di portarli a casa». D'altronde da tempo la terza carica dello Stato è scesa dal piedistallo grigio e imparziale di Montecitorio per salire sul palco arancione di Campo Progressista di Giuliano Pisapia, e l'accusa di immobilismo, non tanto velata, è un assaggio dello scontro che potrebbe dominare eventuali primarie di coalizione in cui la stessa è accreditata come volto alternativo al Pd renziano. Niente di più facile, nel caso il faldone di riforme naufragasse, che sfilare agli avversari lo scettro di vera sinistra che pensa ai bisogni del Paese. O, al contrario, che mettere il cappello sulla fine dell'impasse. Ma gli equilibri ballano a Palazzo Madama, dove si stimano tra i 12 e i 20 i possibili scissionisti. E dove a cadere potrebbe essere proprio il pilastro del mandato del ministro della Giustizia Orlando. Il ddl che contiene prescrizione e intercettazioni divide la maggioranza, tra chi vorrebbe fermare la clessidra dopo il primo grado e chi predilige l'accordo che assicura tre anni in più tra appello e Cassazione. Ed era una priorità del governo Renzi, pure lo ius soli. Ma il diritto di cittadinanza per i nati in Italia da genitori stranieri è al Senato da più di un anno. Misure «che incidono sulla qualità della vita della persone», che invece restano in ostaggio dei partiti. Il ddl delega sulla povertà «è atteso da milioni di persone. Mi auguro - ha detto Boldrini - che entro fine della legislatura venga approvato. Auspico che si chiuda questa fase e che si torni a pensare ai provvedimenti per le persone».

Altrimenti, bisognerà pensarci in campagna elettorale.

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