Cronache

Il vizio delle case da sogno. Ecco gli sprechi delle diocesi

Il Papa e il segretario di Stato vaticano vivono in pochi metri quadrati. Ma le loro scelte sono isolate. Da Roma a Milano questi i lussi dei vescovi

Il vizio delle case da sogno. Ecco gli sprechi delle diocesi

Tuona, Papa Francesco, contro la chiesa affarista, contro chi «conduce una vita da faraone, parlando della povertà». Le parole di Bergoglio, rilasciate al giornale di strada olandese Straatnieuws, hanno il sapore di una sferzata e una risposta a chi, dentro e fuori la Curia vaticana, vive nel lusso e nello sfarzo. Dichiarazioni che giungono nel pieno delle polemiche sollevate dai due libri-inchiesta - Via Crucis di Gianluigi Nuzzi e Avarizia di Emiliano Fittipaldi - che hanno mostrato le spese pazze in Vaticano e il giro di affari e di soldi dietro all'obolo di San Pietro e alle cause di beatificazione e canonizzazione. «Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone, questo non si può fare», sferza il Papa.

Parole che seguono fatti. Lotta allo spreco, al lusso, allo sfarzo. Fin dall'inizio del suo Pontificato, Bergoglio ha portato avanti il suo ideale di una vita sobria. È per questo che ha deciso di non vivere nell'appartamento pontificio del terzo piano del Palazzo Apostolico, dove hanno vissuto i Papi per oltre 140 anni, scegliendo un ambiente più modesto. Papa Francesco vive nella stanza 201 di Casa Santa Marta, in appena 50 metri quadrati. Stessa scelta fatta dal cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano, che ha rinunciato all'appartamento in dotazione per vivere in un modesto monolocale.

Per il resto, le scelte del Papa sono isolate e non solo nella Curia romana, ma anche nelle diocesi. C'è monsignor Peter Brian Wells, assessore per gli Affari generali, che vive in un villino con fontana nel cuore dei Giardini vaticani, nell'appartamento assegnato a quell'incarico; il cardinale Angelo Sodano, ex segretario di stato vaticano e attualmente decano del collegio cardinalizio, abita in un mega-appartamento su due piani (avrebbe espropriato, dicono nei Sacri palazzi, parte del Collegio etiopico per realizzarlo), mentre il sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Angelo Becciu, risiede in un appartamento piuttosto ampio all'interno del Palazzo Apostolico.

E il Papa emerito, insieme al segretario Georg Gaenswein e a quattro «memores», si è ritirato nel Monastero Mater Ecclesiae, in Vaticano, un palazzo che si sviluppa su quattro piani. Ma abitazioni di lusso non si trovano solamente dentro le Mura Leonine. Basta vedere gli storici e nobili palazzi arcivescovili italiani, che ospitano anche l'appartamento privato dell'arcivescovo in carica. Come quello di Napoli, in Largo Donna Regina, uno dei palazzi nobiliari napoletani, sede dell'arcivescovo da oltre duecento anni. Per accedere all'abitazione privata dell'arcivescovo, attualmente il cardinale Crescenzio Sepe, occorre una chiave che solamente pochissime persone possiedono. All'interno, numerose stanze settecentesche e un mega terrazzo.

Non sono da meno il Palazzo dell'arcivescovo di Milano, la diocesi più grande del mondo, quello di Bologna, Palermo, Venezia. E Roma, a San Giovanni in Laterano, dove il cardinale vicario ha in dotazione un appartamento prestigiosissimo. Lussuosissima anche la sede della Prelatura di Pompei.

Tra le poche eccezioni c'è il caso di Firenze: il cardinale Giuseppe Betori vive infatti in un sottotetto del Palazzo (ricavato dopo i lavori effettuati a fine anni Settanta) di una sessantina di metri quadrati. E proprio in una di queste stanzette, il Papa si riposerà in occasione della visita a Firenze il 10 novembre.

Certo, non bisogna dimenticare che i palazzi arcivescovili, di proprietà della diocesi, hanno anche scopi di rappresentanza. Fu nell'arcivescovado di Milano, ad esempio, che il beato cardinale Schuster lavorò alla mediazione per la resa di Mussolini. Tuttavia, in alcune diocesi italiane si va oltre il decoro istituzionale: la cattiva gestione e gli sprechi hanno portato a crac finanziari. È il caso della diocesi di Terni (un buco di circa 25 milioni di euro) e quello della diocesi di Mazara del Vallo, con un bilancio in rosso di sei milioni di euro.

«Il bubbone esploso, agevola ora paradossalmente l'opera di riforma che è stata intrapresa», scrive Avvenire .

La speranza di molti è che Francesco continui su questa linea.

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