Cultura e Spettacoli

Il film del weekend: "Rush"

Avvincente e ben realizzato racconto cinematografico di una leggendaria stagione della Formula 1; con performance attoriali superbe

Il film del weekend: "Rush"

Erano due piloti in lotta tra loro e con i propri limiti, Niki Lauda e James Hunt; ma, soprattutto, incarnavano opposti modi di intendere la vita: il primo razionale, metodico e analitico, il secondo scanzonato, sanguigno e istintivo.

La rivalità e il rispetto che nutrivano l'uno per l'altro costituiscono il motore di "Rush", l'ultima fatica cinematografica di Ron Howard.

Forte di uno stile visivo vintage efficace e di dialoghi acuti, questo è un film davvero ben costruito, che ci mostra l'ascesa dei due piloti dai circuiti di Formula3 fino alla celeberrima stagione in cui, nel 1976, Lauda difendeva il Campionato del Mondo di Formula 1 vinto l'anno precedente.
A interpretare questi diversi archetipi della mascolinità accomunati solo dalla determinazione a giocare d'azzardo con la morte per appagare la propria fame di vita, ci sono due attori alle prese con la migliore performance della loro carriera: Chris Hemsworth e Daniel Brühl.
La pellicola è calibrata in modo che sia difficile finire per fare il tifo per uno soltanto dei protagonisti; per quanto antitetici tra loro, sono entrambi eroi. Come in tutte le mitologie che si rispettino, nella loro lotta esprimono ardore, bellicosità e senso della sfida che ne certificano la superiorità rispetto agli altri uomini; il loro solo nemico, al netto del Caso, è l'errore: commetterlo equivale a morire. In sostanza, un'ode al carisma del vero rischio che oggi si è andato ridimensionando nelle corse.
L'energia scaturita dalle due polarità caratteriali al centro del film, arriva al pubblico in sala e lo inebria; la visione di quel duello epico vivifica grazie ad alcune riprese in soggettiva sull'auto lanciata a trecento chilometri all'ora, tanto che, da spettatori, ci illudiamo per un attimo di appartenere a quella stirpe di incomparabile audacia e lucida follia. Nel frattempo Zimmer pilota la sua partitura musicale nel circuito di emozioni che alberga nel nostro profondo, facendo provare ora ebbrezza, ora commozione. Ma non sono solo le stimolazioni sensoriali a far immergere totalmente nel film; molto del coinvolgimento si deve piuttosto al fatto che Howard ritragga Hunt e Lauda per la maggior parte del tempo nella loro vita privata; è lì che diventiamo testimoni della sconfinata fiducia e determinazione con cui questi individui hanno prima disatteso le aspettative familiari e poi conquistato ciò che volevano. Il regista, inoltre, indugia sapientemente sui momenti di vulnerabilità che i due campioni ebbero in occasione di difficili vicende personali e in questo modo umanizza sensibilmente quelli che sui bolidi parrebbero semidei.
Cinema e sport sono passioni che allontanano dal grigiore della vita quotidiana; in questo sta buona parte della loro magia e in "Rush" hanno la rara occasione di contaminarsi a vicenda in maniera riuscita. Anche se questa non è una pellicola destinata a fare la differenza o a scalfirsi indelebile nella memoria, è davvero un esempio di buon cinema; perché intrattiene instillando euforia ed entusiasmo, per quanto momentanei e fini a se stessi. Non occorre aver interesse per le corse automobilistiche per appassionarsi a una visione destinata davvero a tutti.
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