Cultura e Spettacoli

A Venezia, applausi meritati per "First Man" di Damien Chazelle

Il terzo film del giovane regista Premio Oscar è un omaggio sobrio e commovente a Neil Armstrong, di cui racconta l'umana sofferenza più che gli eroici trionfi

A Venezia, applausi meritati per "First Man" di Damien Chazelle

Il regista Damien Chazelle, dopo lo splendido film d'esordio, "Whiplash", e dopo l'Oscar per "La La Land", convince anche con "First Man", il titolo d'apertura della 75esima mostra del cinema di Venezia.
Basato su un libro di James Hansen, il film è dedicato al primo uomo che mise piede sulla Luna, Neil Armstrong (interpretato da Ryan Gosling), e racconta il costo umano dietro l'impresa di quel memorabile 20 luglio 1969.
Le immagini dell'allunaggio che tutti conoscono, infatti, hanno immortalato la bellezza del traguardo ma non la fatica, il rischio, le rinunce e i lutti di cui fu lastricata la strada verso un tale successo. Armstrong è ricordato ovunque come un eroe ed è probabilmente stato invidiato da generazioni di sognatori, ma rendergli davvero omaggio, come intende fare Chazelle, significa andare a scoprire chi fosse davvero e rivelare, in sostanza, che si trattasse di un sopravvissuto. Non tanto ai numerosi incidenti o guasti occorsigli nell'angusto spazio di un aereo o di una capsula spaziale, bensì alla perdita per tumore dell'amata figlioletta. Tutto quello che il celebre astronauta si trova a vivere e compiere dopo quella tragedia ne è in qualche modo contaminato.
Ecco che la selezione per Gemini prima e la missione Apollo poi sono la via di fuga dalla vista di un lettino rimasto vuoto e da un insieme di dolorosi dettagli che si colgono visivamente e annegano nel non-detto, coerenti con l'indole notoriamente taciturna del protagonista.
Non c'è pianeta grande abbastanza a seppellire il ricordo di una persona amata e perduta in maniera tragica, eppure il tentativo di raggiungere il mare della Tranquillità (in senso soprattutto metaforico) sembra un modo per rialzarsi.
Il primo uomo sulla Luna vide forse, nel sogno di arrivarci, la possibilità di un cambio di prospettiva: quello che fu un grande salto per l'umanità, era anche il piccolo passo di un uomo verso la propria personale guarigione.
Nel film, però, Gosling ripete a più riprese: "Ormai è troppo tardi" e s'intuisce che nulla, neppure passare alla Storia e avere il plauso dell'umanità intera, potrà fare la minima differenza nel cielo interiore ormai irrimediabilmente scuro del suo Armstrong.
Colpisce la performance di Claire Foy nei panni della moglie stoica, con occhi grandi, umidi e incapaci di sorridere. Nel continuo parallelismo tra cosa accade dentro le mura domestiche e cosa da qualche parte in cielo, Chazelle si supera giocando con soluzioni registiche il cui fascino è amplificato da un commento sonoro eccezionale.



"First Man - Il primo uomo" sarà in sala dal 31 Ottobre e, a tempo debito, un potenziale protagonista della notte degli Oscar.

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