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Balo di ritorno è lo specchio dell'Inter divisa in due anime

Giorni decisivi per chiarire la situazione di Mancini ma pure per gli equilibri tra vecchia e nuova proprietà

Balo di ritorno è lo specchio    dell'Inter divisa in due anime

«Se non piaccio posso andare via». L'intervista uscita sul Guerin Sportivo la settimana scorsa è stata fatta prima ancora che la situazione degenerasse. Roberto Mancini da tempo pensa di avere le sue ragioni per essere insoddisfatto - e sicuramente le ha -, però ha trasformato il tutto in una questione personale. E in Cina questo non è piaciuto. Non piace affatto. L'Inter attuale insomma è divisa in due e il comportamento del tecnico interista, non nella forma ma nella sostanza, ricorda la primavera del 2009, quella del «a fine anno non allenerò più qui» seguito alla sconfitta con il Liverpool in Champions League che ne determinò poi l'esonero a scudetto vinto, con il successivo arrivo di Mourinho. In questo caso il distacco non sarà choc, e può perfino darsi che alla fine non ci sarà. Ma il filo che lega Mancini all'Inter attualmente è ancora sottile, e lunedì - nella sessione americana tra tecnici e dirigenti voluta dalla nuova proprietà - potrebbe anche spezzarsi.

Insomma: l'Inter di questi giorni è divisa tra i nuovi padroni e la vecchia proprietà. Tra chi sta lavorando per prendere definitivamente il potere e chi vuole uscirne (a ottobre) onorato come si deve, anche concretamente. In mezzo ci sono i tifosi, sempre più perplessi, e un consulente un po' ingombrante apparentemente fuori dalla mischia. Apparentemente. Il retroscena è tutto nell'incontro avvenuto a Riscone tra Mancini e l'ad Bolingbroke, costretto dalla proprietà a un'andata e ritorno in due giorni da Los Angeles. Il colloquio non è letterale ma quasi: «Avevo chiesto Yayà Tourè e mi arrivano altri», «Tourè vuole troppi soldi, non possiamo permettercelo. E ha già 33 anni», «Ma è Yayà ed è il più forte. E comunque: si potrebbe almeno recuperare anche Balotelli», «Lui è a costo zero, ma dovresti dare garanzie alla proprietà... Roberto: cosa hai in mente?». Risultato: ecco spuntare il ritorno di Super Mario, pur sgradito alla tifoseria e chissà quanto gradito a Zhang Jindong. Vocì addirittura parlano di un'offerta arrivata da Nanchino a Mancini: se il tecnico avesse accettato 1 milione di euro prima di partire per gli Usa, ci si poteva stringere la mano e salutare. Salvando le apparenze e avendo la possibilità per lui di riaccasarsi subito.

Nel frattempo però due panchine ambite come quelle della Russia e dell'Inghilterra sono già state occupate e così resta (per ora) la convivenza e il mercato. Quello che Mancini ha finora bollato così: «Banega? Un buon giocatore ma anarchico. Erkin? Impossibile giudicarlo per ora. João Mario? Se arrivasse sarebbe un doppione di Brozovic. Gabriel Jesus? Buono, ma è troppo giovane». E via lamentando, «ma tanto io non mi occupo di mercato». Voleva dunque Yayà e Candreva, finora ha avuto altro, tanto che adesso spuntano i nomi di Witsel e Mario Gomez. Perché Zhang, Suning, i padroni cinesi insomma, vogliono investire, e molto. L'Uefa sarebbe infatti pronta ad allargare le maglie dell'Ffp ad agosto, dopo aver visto la lista delle cessioni. E così per arrivare a João Mario (già, proprio lui) si sta aspettando la risoluzione del caso Higuain per vedere cosa fare di Icardi - «incedibile», ma per Mancini e Thohir - e (soprattutto) Wanda Nara. Se la signora-manager trova 50 milioni l'incedibilità decade all'istante. E intanto uno spifferone dice che sia già stato preparato Leonardo per un clamoroso ritorno in panchina. E che la telefonata sia stata fatta da Massimo Moratti in persona, quello che non c'entrava più con l'Inter e che invece è diventato (per adesso) consulente. Di ieri gli ultimi consigli: a Suning «spero che faccia in modo di tenere Icardi»; all'argentino «resti, ma con il piacere di vestire i colori nerazzurri»; a Mancini «presto si potrebbe arrivare al rinnovo». E sulla sua posizione nel club: «Al momento sono fuori, in futuro vedremo. Se dovesse esserci la possibilità di fare qualcosa, non mi tirerei indietro».

Appunto.

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