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Famiglia Rumsas, quando il doping è ereditario

Raimondas jr sospeso, dopo il padre arrestato con la moglie e il giallo del fratello morto

Famiglia Rumsas, quando il doping è ereditario

È il caso di dirlo: tale padre tale figlio. È proprio un vizio di famiglia. Una necessità per casa Rumsas, un modus operandi, ma soprattutto un modo di pensare e intendere la vita e lo sport.

Un caso di positività ha colpito nuovamente questa famiglia che in più di una circostanza si è distinta per scandali e situazioni luttuose avvolte dal giallo. Dopo Raimondas padre, è la volta di Raimondas figlio. Il dilettante lituano, figlio dell'ex professionista, a sua volta positivo per doping nel 2003 e poi arrestato nel giugno 2005 a Lunata per importazione di medicinali proibiti a seguito di un mandato internazionale della procura di Bonneville, è stato trovato positivo a un ormone della crescita a un controllo fuori competizione eseguito da Nado Italia ed effettuato il 4 settembre a Capannori, in provincia di Lucca.

Per il momento il Tribunale nazionale antidoping ha sospeso in via cautelare il 23enne corridore lituano, accogliendo la richiesta della procura antidoping. Va ricordato che lo scorso mese di luglio Rumsas junior aveva dedicato la sua vittoria nella classica giovanile Freccia dei Vini a Linas, il fratello 21enne a sua volta corridore dilettante, trovato morto in circostanze non ancora chiarite nella sua abitazione il 2 maggio scorso e che ha convinto la Procura di Lucca ad aprire un'inchiesta tutt'ora in corso che ha portato al coinvolgimento di dirigenti del team dilettantistico Altopack e dello stesso papà di Linas, Raimondas.

Impossibile non ricordare i precedenti di Rumsas padre e della sua famiglia: durante il Tour 2002, che il corridore lituano chiuse al terzo posto, fu arrestata la moglie Edita, sorpresa al confine con la Francia dalla Gendarmerie di Bonneville con la vettura piena zeppa di sostanze vietate che la donna ha sempre sostenuto essere destinate alla madre malata di tumore. Edita è rimasta in carcere per 74 giorni, senza che il marito sentisse l'esigenza di andare a testimoniare in Francia per tirarla fuori dagli impicci. Lei in carcere, lui a casa con i bimbi piccoli. A chi gli faceva notare che forse era meglio il contrario, lui ha sempre risposto che in quella situazione non si era messo lui. Poi il lungo processo ha portato alla condanna entrambi i coniugi: 4 mesi di carcere. Pochi mesi dopo Raimondas è stato trovato positivo all'Epo e in quel momento si è chiusa mestamente la sua vita di corridore.

Quella di padre è ancora tutta da verificare.

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