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L'ultimo figlio di Ancelotti. Nesta debutta in panchina

Come tanti usciti da Milanello: "Mi ispiro a Carlo, il migliore". Di Francesco snobba il Milan: "Non vado dove c'è confusione"

L'ultimo figlio di Ancelotti. Nesta debutta in panchina

Franco Ordine - Qui, oggi per la precisione, comincia l'avventura di un altro signor Buonaventura che poi all'anagrafe risulta essere Sandro Nesta e di mestiere, nella sua nuova vita a stelle e strisce, fa l'allenatore. A Miami, Nls il campionato, con Riccardo Silva (si occupa di piazzare i diritti tv del calcio italiano all'estero) e Paolo Maldini azionisti-dirigenti, il suo primo impiego e la sua prima esperienza nel nome di Carlo Ancelotti, da lui e da tantissimi altri esponenti dell'ultimo Milan padrone del mondo, considerato la musa ispiratrice per la nuova esperienza. Già perché, sembra una curiosa coincidenza ma forse è soltanto il marchio di una fabbrica calcistica, sono in tanti i milanisti usciti da Milanello e da San Siro, pieni di medaglie sul petto, pronti a intraprendere con risultati tutti ancora da registrare, la carriera di allenatori. Basta scorrere, per esempio, il rosario delle due ultime formazioni rossonere schierate a Istanbul e Atene, finalissima di Champions targate 2005 e poi 2007, per cogliere il peso della statistica e il senso della riflessione. Stam è nello staff dell'Ajax, Gattuso allena a Pisa lega-pro, Seedorf (ieri 40 anni) in attesa di una telefonata come Inzaghi dopo la rispettiva, discussa e infelice esperienza alla guida del loro Milan, Sheva vice Ct dell'Ucraina fresco di nomina, Crespo appena esonerato dal Modena in serie B dopo l'apprendistato al Parma, tanto per restare allo schieramento della finale maledetta. E se si ripassa invece la filastrocca di Atene ecco aggiungere all'elenco anche Massimo Oddo (in serie B col Pescara) mentre Pirlo e Kakà, pilastri di quei due team, sono ancora in attività, entrambi negli Usa, uno a New York, l'altro a Orlando e non hanno, a quel che risulta, alcuna intenzione di immaginare un futuro seduti in panchina. E d'altro canto con Dida che gioca ancora in Brasile, Cafu e Serginho nei panni di osservatori per il mercato sud-americano e Ambrosini e Jankulovski sedotti dal ruolo di opinionisti tv, Kaladze vice-premier a Tiblisi, il quadro è proprio completo. «Mi ispiro a Carlo Ancelotti che è stato il miglior allenatore incontrato da calciatore» è l'incipit di Nesta che pure, ai tempi del super-corso di Coverciano, ricevette proprio dal maestro una battuta fulminante. «Avvertitemi quando Nesta e Gattuso prenderanno il patentino da allenatore perché devo strappare il mio» raccontò Carletto in una riunione di reduci e amici provocando sorrisi e buon umore anche presso i diretti interessati. Che Milanello sia diventata, negli anni della presidenza Berlusconi, una fabbrica di allenatori, è documentato da una lista autorevole e lunghissima inaugurata dalla famosa schiatta degli allievi di Arrigo Sacchi. Non tutti, beninteso, capaci di replicare le stesse imprese, come Franco Baresi che si fermò a un viaggio sfortunato in Premier league, oppure Costacurta (esonerato dal Mantova) e poi Gullit mentre Tassotti, Donadoni, Rijkaard, Evani, lo stesso Marco Van Basten (il più atteso di tutti, tra rese nervose e riscatti), possono vantare un curriculum di tutto rispetto. Segno inconfondibile di una scuola calcistica che adesso sta riprendendo quota con l'organizzazione del settore giovanile affidata a Filippo Galli e Mauro Bianchessi, che punta a creare un marchio anche del gioco grazie alla decisione di applicare, per ciascuna formazione, l'identico sistema tattico. Da qui prende spunto l'orientamento più recente espresso da Silvio Berlusconi di voler affidare la panchina per il prossimo anno al promettente tecnico della primavera Cristian Brocchi, più volte passato da Arcore nei mesi scorsi a discutere di calcio e di giovani talenti da accompagnare in prima squadra, esempio classico la promozione recente di Locatelli, centrocampista.

E pazienza se la scelta presidenziale provoca la stilettata di Eusebio Di Francesco, candidato alla successione di Mihajlovic secondo i boatos della stampa («Io non vado dove c'è confusione»).

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