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Primule azzurre crescono. C'è già un'Italia da mondiale

La Nazionale italiana Under 20 di Evani in semifinale dopo i supplementari. Dietro a Belotti e Berardi, è già pronto un altro futuro

Primule azzurre crescono. C'è già un'Italia da mondiale

Più forti dei fantasmi olimpici e anche di un arbitro che è riuscito a combinare disastri nonostante l'aiuto della Var, l'invocatissima «moviola in campo» che dopo il debutto invernale al Mondiale per club prosegue la sperimentazione in quello Under 20. Gli azzurrini di «Bubu» Evani vendicano il 4-0 che lo Zambia ci rifilò ai Giochi di Seul nel 1988 e per la prima volta agguantano le semifinali di una competizione che esiste da quarant'anni ma è sempre stata avara di soddisfazioni per l'Italia.

Prima di questa edizione sudcoreana eravamo riusciti a partecipare appena cinque volte su venti portando a casa due eliminazioni al primo turno e tre quarti di finale: nel 1987 in Cile, nel 2005 in Olanda quando la squadra guidata da Pellè perse ai rigori col Marocco e nel 2009 quando Jack Bonaventura e compagni uscirono per mano dell'Ungheria ai supplementari.

Stavolta l'extratime è stato dolce, alla fine di una partita tutta passata a rincorrere gli africani. Sotto dopo soli 4' per un gol di Daka, l'Italia prima rischia di andare 0-2 (la salva il portiere Zaccagno disinnescando una punizione mancina di Banda), poi ritrova il filo del gioco ma quando il pareggio sembra nell'aria subisce un'altra mazzata. Manca poco all'intervallo, Pezzella sfiora Chilufya fuori area e il centravanti dello Zambia si lascia cadere dentro i 16 metri azzurri. E qui entra in scena l'arbitro ecuadoriano Zambrano, che prima concede un inesistente rigore agli africani, poi viene avvisato dell'errore e si corregge - per modo di dire - assegnando una punizione dal limite e sventolando il «rosso» a Pezzella.

Se mai ce ne fosse stato bisogno è la prova che quando si entra nel campo delle valutazioni soggettive nessuna tecnologia può eliminare del tutto l'errore umano, e saranno contenti quelli che dicono che le sviste arbitrali sono una parte insostituibile del gioco. Ad ogni modo gli azzurini non si abbattono, tornano in campo con la rabbia giusta e trovano subito l'1-1: il salvatore della patria è ancora Orsolini, che segna il suo quarto gol di fila incornando un cross di Panico.

Passano i minuti ed esce fuori la stanchezza, lo Zambia sale di tono e ci vuole ancora un super Zaccagno per tenere in piedi i nostri. Fino all'84', quando Sakala infila il 2-1 e tutto sembra perduto. Ma è giornata di imprese: a due minuti dal 90' Dimarco, terzino di proprietà dell'Inter che quest'anno ha giocato all'Empoli, uno che ancora non difende granché ma ha un piede sinistro che canta, indovina il «sette» su punizione ed allunga la vita a Evani. È il gol che sposta gli equilibri, perché ai supplementari l'Italia gioca dimenticandosi della fatica e dell'inferiorità numerica e riesce a vincerla prima dei rigori: decisivi ancora una volta Dimarco, che scodella un corner perfetto sulla testa di Vido per il 3-2, e Zaccagno che blinda la vittoria con un'altra parata. Dopodomani (alle 13 italiane) sarà ancora più dura, ci tocca l'Inghilterra che ieri ha battuto il Messico 1-0. Poi, in caso di nuova impresa, finale con la vincente di Uruguay-Venezuela.

Difficile dire quanti di questi ragazzi possano avere un futuro ad alto livello: a parte il 17enne Plizzari, portierino del Milan di cui si dicono meraviglie, hanno tutti tra i 19 e i 20 anni e solo quattro di loro quest'anno hanno giocato in serie A, per un totale di 51 presenze e un gol. I più promettenti (gli attaccanti Orsolini e Favilli, il capitano Mandragora, ma anche Romagna, Cassata e Vitale) sono già controllati dalla Juve, Zaccagno è del Toro che se lo avesse messo in porta al posto del pompatissimo Hart forse avrebbe fatto qualche punto in più.

Probabilmente non ci sono fuoriclasse, altrimenti sarebbero già con la nazionale maggiore come Donnarumma, però a livello di movimento il loro è un risultato importante: dietro la generazione dei Belotti, dei Berardi e dei Gagliardini c'è un'altra Italia che cresce bene.

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