di Massimo Caiazzo
I colori, nel design e nella moda, incarnano sempre lo spirito dei tempi. Negli anni 50 dominavano i colori pastello che ampliano la percezione delle dimensioni. Sono gli anni post-bellici della prosperità, delle pin up e delle auto bombate. Le tinte delicate esprimono il desiderio duscire dai conflitti e inventarsi un mondo nuovo. Negli anni 60 il boom alimenta le speranze.
Il mercato si rivolge anche ai giovani e si fa largo uso del colore in tutti i campi con toni psichedelici sgargianti e decisi come indaco, pervinca, viola. Mentre sul finire del decennio si impone lo stile optical, contrasto tra bianco e nero. Negli anni 70 prevalgono le tinte calde: rosso mattone, marrone, arancio e giallo senape, che sembrano anticipare lausterity. Negli anni 80 la rinnovata fiducia nei mercati innesca di nuovo lentusiasmo, si afferma la «società dellimmagine», dove apparire è più importante che essere. Prevalgono tinte forti come giallo acido, fucsia e i toni fosforescenti dello sport. Nei primi anni 90, dominano i toni acromatici: abiti neri, case bianche e auto grigie. Nella moda, il nero, per la sua attitudine a snellire, interpreta i modelli di bellezza slanciati fino alleccesso. Proprio luso totalizzante del nero metterà in evidenza l'accessorio, unica concessione cromatica che catalizza tutta l'attenzione con rossi molto saturi che provocano l'«effetto primadonna». Alla fine degli anni 90 la nuova «sensibilità ecologica» viene espressa dalle tonalità neutre delle fibre naturali e dei tessuti riciclati. Oggi si avverte un nuovo interesse per il colore. Se ne riscopre la necessità, non solo sul piano estetico e le ultime tendenze lo confermano. Lo sviluppo tecnologico sta influenzando profondamente la nostra cultura: siamo di fronte alle potenzialità cromatiche dei nuovi materiali.
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