Accordo fra Bossi e il premier per rilanciare l’asse del Nord

Accordo fra Bossi e il  premier  per rilanciare l’asse del Nord

L’unico che arrivava da non troppo lontano era Umberto Bossi. Gli altri, da Silvio Berlusconi ai tre ministri della Lega (Calderoli, Castelli e Maroni), si sono sobbarcati il viaggio in aereo da Roma a Milano solo per l’occasione e già questa mattina torneranno nella capitale. E così pure il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il sottosegretario alle Riforme Aldo Brancher. Tutti hanno cenato a villa San Martino, ad Arcore, per scambiarsi gli auguri di Natale («una riunione conviviale tra amici», la definisce uno dei partecipanti) ma pure per affrontare i temi politici sul tavolo. Una riunione, quella di ieri sera, iniziata verso le 21.30 e finita poco prima della mezzanotte. Si è parlato, come è ovvio, del caso Antonveneta su cui sia il premier sia il Senatùr si sono trovati concordi: cautela e calma, perché è chiaro che a pochi mesi dalle elezioni la vicenda Fiorani rischia di essere esplosiva. Ma Bossi e i suoi hanno pure ribadito al presidente del Consiglio le loro perplessità sul cosiddetto tridente (Berlusconi, Fini e Casini) che, di fatto, rischia di mettere fortemente in ombra la Lega nella prossima campagna elettorale (resterebbe l’unico partito della coalizione senza “punta”). La cena, dunque, è servita sì a rinsaldare quello che fino a qualche tempo fa era definito l’asse del Nord (Forza Italia-Lega), ma il Senatùr – che ha portato in dono panettoni padani – è pure riuscito a strappare al premier garanzie sul fatto che il tridente resterà solo sulla carta. «Perché – spiega uno dei presenti – l’unico candidato a Palazzo Chigi della Lega è e resta Silvio Berlusconi».

Ma soprattutto, è stata una delle preoccupazioni principali di Bossi, gli alleati dovranno sottoscrivere l’accordo sul federalismo fiscale che, in caso di vittoria elettorale, sarà il prossimo cavallo di battaglia della Lega. Il federalismo costituzionale è un passo importante – è il ragionamento del leader del Carroccio – ma senza il passo del federalismo fiscale rischia di diventare lettera morta.

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