Quando Marino e Leone, giovani dalmati dallabile scalpello, attraversarono nel quarto secolo lAdriatico per prestare la loro arte alla costruzione di Ariminum, lodierna Rimini, ancora non sapevano che i loro nomi avrebbero cambiato la toponomastica del luogo. Terminato il lavoro, decisero di trasferirsi nellentroterra per vivere in eremitaggio: Leone su una rocca pressoché inaccessibile, Marino sul monte Titano. Nascevano così San Leo e San Marino.
Ora una mostra, curata da Giovanni Gentili e Alessandro Marchi, celebra questi due artisti della fede che elessero il territorio tra lAppennino e lAdriatico a loro dimora e analizza i proficui scambi tra la Dalmazia e il territorio del Titano e del Montefeltro avvenuti nei secoli passati: è «Arte per mare. Dalmazia, Titano e Montefeltro dal primo Cristianesimo al Rinascimento» (fino all11 novembre catalogo Silvana Editoriale), suddivisa nelle due sedi del museo di Arte Sacra nella città di San Leo e del museo di San Francesco nella Repubblica di San Marino. Oltre un centinaio gli oggetti esposti provenienti dalle due sponde dellAdriatico e risalenti al periodo compreso tra lascetico cristianesimo di Leo e Marino e gli anni del Rinascimento. «Sin dalle origini si coglie un linguaggio artistico comune nellAdriatico, un mare che è stato una vera e propria autostrada di cultura, varcata da uomini di commercio, di chiesa, di armi e darte», commenta il curatore Gentili. Lesposizione, che si avvale anche di importanti prestiti dalla Croazia, dimostra che «esisteva un commonwealth adriatico» nellantichità, nel quale artisti croati operavano in Italia con grande successo come Giovanni Dalmata, che fu lo scultore preferito di papa Giovanni II, e viceversa», sostiene Jozko Belamaric, della soprintendenza ai monumenti della Croazia marittima.
Al visitatore il compito di confrontare i reperti dalmati con quelli italiani: monili, oggetti di uso quotidiano e soprattutto la monumentale croce doro dipinta per il Duomo di San Leo fresca di restauro. Dallantica rocca, la mostra prosegue a San Marino dove pittura, scultura e oreficeria dal XIII secolo fino al Rinascimento dimostrano come le cosiddette «bocche montane» che collegano ancora oggi le Marche settentrionali e la Toscana con la Romagna abbiano influenzato larte del territorio. Da lì giunse infatti la tecnica degli scultori fiorentini, attratti da Urbino ma anche dalla raffinata arte dalmata dei Laurana (Francesco scultore e Luciano architetto).
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