Ai Comuni niente gestione del catasto

Pericolo sventato secondo Confedilizia di nuove tasse sulla casa. Il Tar del Lazio infatti ha accolto il ricorso della Confedilizia contro il Decreto del governo Prodi del 2007 che prevedeva di affidare ai comuni le funzioni catastali. Con la sentenza, in pratica, viene in sostanza affermato che i Comuni non possono, come chiedono da tempo, fissare autonomamente, oltre che le aliquote di imposte come l’Ici, anche la base imponibile, data dal valore catastale degli immobili. Un principio ovviamente importante ai fini Ici, che costituisce da sempre la principale entrata dei Comuni, visto che si applica ancora ad alcune tipologie di «prime case» e a tutti gli immobili diversi (seconde case ecc..). Secondo Confedilizia il principio è importante perchè l’Anci (l’associazione dei comuni italiani) da tempo spinge affinchè ad essi venga data la possibilità di ottenere nuovi tributi legati ancora una volta alla casa. Per Confedilizia però sarebbe anche inconcepibile che una funzione così importante sia spezzettata fra 8mila Comuni. Bisogna invece salvaguardare l’unitarietà di una funzione che ha effetti rilevantissimi anche su altri tributi (Irpef, Ires, imposta di registro e a quella di successione). «La decisione del Tar Lazio - ha detto il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani-rende il decreto stesso inapplicabile e impone al Governo di riscriverlo». Nessuna speranza comunque per chi, l’anno scorso, si è visto rivedere le rendite catastali abitando nel centro di alcune città italiane.

In quel caso infatti il Comune, pur non potendo gestire la vicenda autonomamente, ha chiesto, tramite un decreto che glielo ha permesso, all’Agenzia del Territorio di farlo. È stato però un esempio concreto di come potrebbero essere variate, in ogni momento e senza preavviso, le rendite catastali se gestite dai comuni.

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