Anna Palmieri, assessore allo sport del municipio Medio Levante. Lei ha votato la sfiducia all'ormai ex presidente Fabio Orengo, nonostante entrambi siate nel Pdl. È lei quindi che ha consegnato il municipio al centro sinistra?
«Non sono stata io, è stato lui a farlo. Dopo 11 mesi che tutti gli dicono di dimettersi
In coscienza mi sono detta che era meglio votare la sfiducia piuttosto che aspettare altri scivoloni».
Fatto sta che un Municipio strategico adesso è perduto.
«Abbiamo chiesto ad Orengo di dimettersi anche 5 minuti prima del voto, quando ormai era certo che non avrebbe più avuto i numeri. Avrebbe fatto una bella figura e lasciato il municipio al Pdl, ma non ha voluto».
Ma perché ha deciso di votare la sfiducia?
«La mia sfiducia è verso l'operato del presidente. Non ha mai coinvolto la giunta la giunta e il consiglio, voleva fare tutto lui d'autorità. Assessori e consiglieri scoprivano le cose dalla stampa. Se vuole comandare da solo allora sono inutili giunta e consiglio ma non mi sembra che esista il presidenzialismo nei municipi».
Solo una questione di atteggiamento quindi?
«No, lui non ha mai dato una coesione al Municipio e non si è mai occupato delle cose che contano davvero. Per esempio, il Pammatone che è stato chiuso. Perché non muoversi sulle basi di questi problemi come dovrebbe fare il municipio e come vogliono i cittadini? Non è mai stato fatto nulla di tutto ciò, solo iniziative inutili».
E l'inchiesta che lo ha visto coinvolto non centra nulla?
«No, non so cosa sia successo e non tocca a me giudicare. Anche se forse quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso».
Lui dice che lei lo ha sempre osteggiato in questi mesi.
«È vero. Sono sempre stata onesta e schietta e ho sempre mosso le mie critiche. Il presidente non fa tutto quello che vuole. Tra l'altro nel Pdl, vertici compresi, tutti gli abbiamo chiesto un passo indietro.
Dice anche che arrivava in giunta all'ultimo istante con iniziative non concordate.
«È una bugia. Le informazioni riguardo le iniziative erano sempre comunicate con largo anticipo. Era lui piuttosto che voleva decidere di autorità al di là delle delibere e delle iniziative. Si attacca agli specchi. Tra l'altro cè anche un caso emblematico».
Prego?
«Poco tempo fa mi disse "se ti dimetti tu lo faccio anche io". Io accettai di buon grado ma lui si è tirato indietro. E gli altri consiglieri mi sono testimoni».
Ma era il momento giusto di prendere questa decisione? Tra pochi mesi ci sono le elezioni
«Secondo me si. Anzi, altrimenti avremmo portato alle elezioni un Pdl ancora più sfasciato».
E lei? Resta nel Pdl?
Certo che si, non ci penso nemmeno a cambiare bandiera.
Orengo ha detto che andrà avanti perché ha il consenso dei cittadini.
«I famosi tagliandini...Era un gioco carino ma non ho dubbi: chi li compilava per lui erano solo suoi parenti e amici».
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