Anna Ivanovna

È una jurodivaja, una «stolta per Cristo» russa, nata a Pietroburgo e morta nel 1853. Dicono fosse figlia di un alto generale, Lukascev. Dopo gli studi nell’esclusivissimo collegio di Smolny divenne dama di corte della zarina Caterina II. Si innamorò perdutamente di un bell’ufficiale della guardia imperiale ma questi sposò un’altra. Anna, distrutta, decise di rinunciare alle vanità del mondo. Lasciò la città e per anni non vi fece ritorno. Fu vista rispuntare come Anna Ivanovna, vestita di stracci e mendicante. Portava sulla schiena un sacco in cui metteva ciò che questuava, per poi distribuirlo ai più poveri. Dato anche il suo modo duro e bisbetico di fare, molti la disprezzavano e la cacciavano. Ma era quanto lei voleva, per guadagnare in umiltà e avere Cristo come solo compagno. Ma tanti erano quelli che scoprirono le sue capacità profetiche. I vetturini della città, per esempio, si accorsero che quando le davano un passaggio la giornata andava a gonfie vele; finirono col fare a gara per accompagnarla, pure se lei gridava e agitava il bastone sulle loro teste. Così anche con le famiglie che volevano ospitarla o averla a tavola: sapevano che la sua presenza era foriera di benedizioni. Un prete, cui chiese di benedirla, domandò ridendo come mai fosse ancora in vita. Anna rispose che lui sarebbe morto due giorni dopo di lei.

Così, infatti, avvenne. Poco prima di morire, Anna si recò nel cimitero di Smolensk e indicò il punto in cui voleva essere seppellita. Al suo funerale accorse tutta la città. Sulla sua tomba sorse una cappella, poi distrutta dai sovietici.

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