Non è la più famosa, non è la più grande, non è nemmeno la più pittoresca fra le ex capitali d'Italia. Però è Torino, e questo chiarisce tutto. Sarà per orgoglio campanilistico, oppure sarà per semplice euforia artistica, risultato è che la prima capitale del regno sfoggia nove mesi di appuntamenti da guinness da fare impallidire le «rivali» Firenze e Roma. A confermarlo ci pensano i dati: dopo appena trenta giorni di festeggiamenti, all'ombra della Mole erano già approdati 400.000 visitatori per ammirare, nell'ordine: le mostre alle Officine Grandi Riparazioni e alla Reggia di Venaria (con 250.000 biglietti staccati in un mese), il rinnovato Palazzo Madama con la ricostruzione dell'aula del primo Senato d'Italia (60.000 visitatori), il nuovo Museo del Risorgimento a Palazzo Carignano (47.000), dove erano nati Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, e il Museo dell'Automobile (M.Au.To) inaugurato lo scorso 19 marzo in corso Unità d'Italia, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Autore del nuovo gioiellino di arte espositiva a pochi minuti dalla Fiat del Lingotto, François Confino, che in città tutti conoscono per il restyling del Museo del Cinema nella pancia della Mole Antonelliana. Per ambientare le 200 vetture storiche di 80 maison produttrici, il genio svizzero-francese della scenografia museale ha inventato giochi sonori e quinte cinematografiche che, accanto ai modelli originali di Fiat, Ferrari, Citroen e Rolls, mettono in scena allestimenti stravaganti di officine e garage, caroselli pubblicitari, interpretazioni artistiche della storia del trasporto privato mondiale: dalle carrozze ai primi prototipi per un futuro senza benzina, a zero impatto ambientale (www.museoauto.it).
Anche Eataly, gastro-concept store a pochi minuti dal Museo dell'Automobile, partecipa alle commemorazioni del compleanno nazionale. Lo fa a modo suo, con un calendario di serate a tema tricolore: ogni settimana si ordinano le ricette che, a turno, gli chef di 27 fra osterie e ristoranti della penisola cucinano in uno degli angoli-ristoro del tempio gourmand più famoso e innovativo della città (www.eataly.it). Anche alla Reggia di Venaria si organizzano cene (regali, però) interpretate dai migliori cuochi nazionali, nella scenografia barocca della Galleria Grande. Costano 60 euro e comprendono la visita alla più bella fra le regge sabaude, che alla tradizionale scoperta di saloni e giardini affianca, per l'anniversario, tre eventi culturali di prim'ordine: la mostra La Bella Italia, 360 capolavori dall'antica Roma alla vigilia dell'Unità nazionale, firmati Giotto, Beato Angelico, Donatello, Leonardo, Tiziano, Velasquez, Canaletto (fino all'11 settembre).
E poi l'esposizione Moda in Italia, con le mise di regine e dive create dai grandi stilisti (23 luglio-11 dicembre), e Leonardo. Il genio, il mito, in programma dal 22 ottobre all'8 gennaio 2012 nella cornice delle Scuderie juvarriane (www.lavenaria.it). Nessun banchetto, ma un'esposizione dal nome eloquente, Fare gli italiani, ha proiettato le OGR-Officine Grandi Riparazioni sul gradino più alto del podio, insieme alla Venaria, per numero di biglietti staccanti. Nei capannoni dove un tempo si riparavano le ferrovie, cattedrali industriali trasformate in un centro dedicato all'arte e alla contemporaneità, la mostra racconta un secolo e mezzo della nostra storia attraverso un percorso multimediale di fratture sociali e ideologiche, scoperte, divisioni e momenti di forte coesione nazionale (fino al 20 novembre, www.officinegrandiriparazioni.it).
L'epopea del Risorgimento torinese, che ha i suoi capisaldi in Palazzo Reale, residenza dei Re d'Italia fino al 1865, in via dei Mille e in piazza Savoia con l'ottocentesco obelisco cittadino eretto come monumento alla Legge Siccardi, non disturba altri miti d'antan, tutti torinesi, come il tour dei caffè storici o il soggiorno all'AC Torino, cinque stelle fra le mura perfettamente restaurate dell'ex, glorioso Pastificio Italiano. Camere iper-tecnologiche e un ristorante affacciato sul giardino e sulla ciminiera in mattoni della vecchia fabbrica, per ricordare l'origine industriale della città.
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