RomaDei 26 milioni di euro che sarebbero spariti dal patrimonio di quella che fu An e sui quali si sta indagando a Roma parlano gli ispettori incaricati dal Tribunale civile di esaminare i movimenti della fondazione destinataria del patrimonio del disciolto partito.
Sono loro, Simone Manfredi e Giuseppe Tepedino, gli stessi nominati liquidatori dal giudice che ha commissariato di fatto il tesoretto di An, ad indicare proprio nel confronto tra il patrimonio netto contabile dellassociazione al 22 marzo 2009 con quello al 18 novembre 2011 la prova definitiva che lassociazione An è stata gestita con criteri di «continuità» e non di «liquidazione». «La differenza tra i due valori - scrivono - risulta essere negativa per circa 26 milioni, a conferma che nel lasso temporale in parola lassociazione ha continuato ad essere gestita come prima delle determinazioni congressuali, con i relativi oneri che hanno determinato la riduzione del patrimonio netto dellassociazione stessa». Nella relazione consegnata al Tribunale e ora anche nel fascicolo della Procura i liquidatori elencano tutti gli atti a loro avviso compiuti dallassociazione a dimostrazione di come questa sia stata gestita con finalità tuttaltro che liquidatorie. Fra le altre cose viene citata la nota di uno studio legale con la quale si raccomanda lassociazione di «inserire nei bilanci la cessione dei titoli derivanti dalleredità Colleoni (la defunta contessa della casa di Montercarlo, ndr) per euro 365mila». Nel capitolo in cui si affrontano col dubbio le spese legali (quandinvece è dimostrato essere pagamenti per onorari professionali a fronte di specifiche prestazioni per vertenze del partito) si accenna anche ad un atto di pignoramento a carico di un immobile di proprietà del sindaco Gianni Alemanno effettuato dallex collaboratrice della Federazione romana di An Patrizia Cancelli. Cè poi un contributo di un milione di euro al Pdl, che ha ricevuto anche un prestito di 3,7 milioni. E soprattutto «il trasferimento dallAssociazione-An in liquidazione alla Fondazione-An, della somma di 55 milioni di euro, proveniente dai fondi elettorali» che potrebbe rappresentare «un potenziale pregiudizio per i creditori della liquidazione stessa».
Gli ex An del Pdl, in una memoria alla corte di appello di Roma, contestano punto per punto il lavoro degli ispettori, a cominciare dalla destinazione dei 26 milioni di euro che sarebbe chiara come lacqua. Un lavoro «contrassegnato da una serie davvero manifesta di errori e omissioni».
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