Assad: c’è un complotto, nel caos niente riforme

Damasco C’è un «complotto» straniero ai danni della Siria, ma il futuro del Paese dipenderà dal «dialogo nazionale», che è la prossima tappa dopo le difficili settimane passate. Nel suo terzo discorso alla Nazione da quando in Siria sono iniziate le manifestazioni di piazza, il presidente Bashar al-Assad ha detto che in generale le proteste sono espressione di esigenze popolari, ma che ad animare quelle siriane «c’erano gruppi di sabotatori che volevano creare un clima di devastazione e di caos generale».
Il leader di Damasco ha riconosciuto che il Paese sta attraversando «giorni difficili», ma ha aggiunto che è «a un punto di svolta» e che comunque non ci potrà essere alcuna riforma se persistono «il caos e il sabotaggio». Nervoso, tanto che a un certo punto si è inceppato nella lettura, il presidente siriano ha elencato una serie di prossime riforme: nuova legge elettorale, impegno a sradicare la corruzione, modifica della Costituzione, quella stessa che permette al partito Baath il monopolio del potere, se non addirittura una sua revisione totale, possibilità di ampliamento della recente amnistia, una legge sui nuovi partiti.
Assad non ha però fatto il gesto di richiamare le truppe, non ha fatto alcun accenno a eventuali responsabilità nei massacri da parte delle forze dell’ordine; nè ha ipotizzato di garantire l’immunità alle migliaia di profughi siriani che si trovano in Turchia, che ha sibillinamente invitato a rientrare in Siria. Inevitabile, dunque, l’insoddisfazione dell’opposizione, che ha subito inscenato una serie di manifestazioni di protesta in diverse città.
L’Unione Europea nel frattempo si prepara a una nuova tornata di sanzioni, aggiungendo una decina di uomini del regime e alcune società all’attuale lista nera. Il capo del Foreign Office, William Hague, ha ripetuto che Assad deve procedere subito con le riforme o «andarsene», mentre il suo omologo francese Alain Juppè ha affermato di dubitare che potrà mai cambiare registro, aggiungendo che ormai ha «raggiunto il punto di non ritorno». Sullo stesso registro il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che giudica Assad «ancora disconnesso dalla realtà» e nota che ha usato «le stesse frasi usate da Gheddafi all’inizio della repressione contro il suo popolo». Interessante notare che la Turchia, fino a poco tempo fa un solido attentato della Siria, esprimerà in queste ore la sua aperta insoddisfazione per i contenuti del discorso di Assad.


Damasco continua però a trovare sostegno nella Russia: il presidente Dmitry Medvedev ha ripetuto anche nelle ultime ore che Mosca utilizzerà il suo diritto di veto all’Onu contro qualsiasi risoluzione che autorizzi l’uso della forza contro la Siria.

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