"Attendo impaziente il saggio su Dante"

Firenze, 2 giugno '52

Carissimo, ho finito finalmente le note del viaggio nel Sud che, più o meno, mi hanno tenuto occupato finora. Sono contento che abbia sentito «Elea, Paestum ecc.» con qualche risonanza intima. Ha udito le cornacchie di Paestum sintonizzate col suo discorrerne? Ma i corvi di Elea col sole e quell’odore e quel silenzio sull’altura, neanche di quelli mi so dimenticare... Le rigorosità del discorso che già abbiamo trovato - anche Tindari, vedesse, o Selinunte -, Firenze la prosegue, Firenze che ha rifiutato il Barocco, macerandosi nel manierismo. Qui l’aria aiuta a vedere, non sfoca i fantasmi: e le tentazioni hanno il nome dei peccati mortali, reali presenze delle quali uno può anche innamorarsi. Insomma qui l’innocenza è veramente perduta e l’uomo lo sa. Carissimo, attendo il saggio su Dante: oltretutto l’attendo con impazienza per me. A quando? Bertolucci poi mi manda notizie buone per Barilli. E io ho detto di sì alla richiesta di Spagnoletti di qualche pagina intorno al Monologhetto. Va bene? Un abbraccio affettuoso da noi due, Piero Bigongiari P.S. Anche il mio Rosaino, incorniciato, fa gran figura.

Barberino di Mugello (presso Ajazzi Mancini) 29 sett. 52
Carissimo, scrivo a Roma, e non al Danieli, perché penso sia già tornato. Ho letto il discorso, bellissimo, che, ho saputo, è stato detto con la foga solita. Io intanto sono qui da oltre un mese, e ci resterò fino verso il 10 ottobre (poi farò una scappata a Venezia). Ma dal 15 sarò di nuovo a casa, e spero che ci potremo incontrare prestissimo. Tra l’altro, ho visto annunciato dallo Schwarz-Spagnoletti il Monologhetto come pronto a uscire in dicembre. Ora io, quest’estate, non ho toccato i manoscritti ungarettiani e, se c’incontreremo, forse un’occhiata insieme, propedeutica, su quelle carte, sarà utile. \[...\] Invece, quest’estate, ho medicato i miei traumi e la mia insonnia in questo luogo della Toscana che sempre più amo. E un giorno o l’altro anche lei dovrà vederlo. È pieno di luce, forse il più luminoso di Toscana, il più mutevole di luce: e il paesaggio varia a ogni passo. Ci sono i colli e le asperità di Giotto, e ogni pianta, ogni profilo è un disegno irripetibile. \[...\] Poco altro. La nascita di Luca, piuttosto drammatica, ha d’altronde assorbito tutto me stesso. Ora il bimbo vien su bene, con gli occhi azzurro-violetti e tutta la sua prepotenza d’infante. Elena ed io ce lo godiamo. E grazie, carissimo, delle parole affettuose per lui e per noi. \[...\] Un abbraccio da noi due, e un primo sorriso da Luca, il suo Piero Bigongiari

Firenze, 6 febbr. ’58 Carissimo, ho licenziato proprio or ora le seconde bozze, impaginate, de Il compleanno e dei Quattro cori: andranno in apertura del num. di febbraio della rivista, e saranno accompagnati da una brevissima notizia per mia cura. Mi sono permesso, seguendo l’ordine cronologico, di mettere come III dei Cori Rosa segreta, come IV L’Ovest all’incupita.

Va bene? Sicché da ultimo, chi legge, ha davanti agli occhi quella macchia... Si allontana da quella. Com’è bello, anzi bellissimo, il Coro che è riprodotto in facsimile sull’invito di «Letture critiche»! Un davvero stupendo momento. \[...\] il suo Bigongiari

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