Attracca in porto la «rivoluzione verde»

Il porto di Genova si prepara alla «rivoluzione verde»: in un futuro non lontano - che in molti casi è già presente e operativo - lo scalo trarrà l’energia di cui ha bisogno da pale eoliche collocate sulla diga foranea, dai tetti dei suoi edifici realizzati con pannelli solari, da impianti capaci di trarre energia dal moto ondoso. Il Piano energetico ambientale portuale (Peap) è un asse portante di «Genova Smart City», il progetto europeo da 11 miliardi di euro per sviluppare le energie pulite e ridurre le emissioni di Co2 in 30 città del Vecchio Continente. Protagonisti del Peap sono l’Autorità Portuale di Genova, la Provincia e lo science center Muvita. «Genova è il suo porto. Così è stato in passato, così sarà in futuro - spiega il presidente dell’Authority, Luigi Merlo -. È nell’ordine delle cose: la vocazione naturale di questa città è sempre stata quella di essere nel corso dei secoli la porta del Mediterraneo verso il Continente. Continueremo ad esserlo, sia che Genova prosegua a fabbricare navi, sia che si specializzi nell’industria dell’off-shore, o nei prodotti di green economy». La rivoluzione verde del porto è iniziata con il via ai lavori di elettrificazione della banchine nell’area delle Riparazioni Navali per alimentare da terra le navi ormeggiate, in modo da non dover tenere accesi i motori ausiliari.

Per trasformare Genova in una città intelligente, una smart city europea con sempre meno inquinamento, il Peap ha pianificato inoltre l’inserimento in porto di sistemi di cogenerazione e trigenerazione, interventi di efficienza energetica sugli edifici e sull’illuminazione pubblica, fino ad arrivare misure tecnologicamente innovative per l’efficientamento della movimentazione delle merci.

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